Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Una associazione di malfattori avevano piuttosto qualche cosa da imparare dal regime fascista che "appro– vava la violenza" e ispirava "ai popoli il senso della loro indipendenza, l'or– goglio della nazionalità e il concetto dello Stato autoritario" (PI., 19-I-34). Quando fu celebrato a Zagabria il processo per il tentato assassinio di Re Alessandro sulla stampa italiana "non comparve alcun commento sulle rivelazioni fatte al processo, né il Governo italiano e~presse alcuna protesta o smentita relativamente alle circostanziate confessioni rese in pubbliche udienze." 4 Ma la Gazzetta del Popolo (19-III-34) affermò che "nessuno po– teva impedire gli ulteriori sviluppi della lotta dei croati contro Belgrado." II Corriere della Sera (20-III-34) non menzionò il fatto che Oreb era stato addestrato nel campo di Bardi in Italia, ma affermò semplicemente che era "fuggito all'estero" e che "si sarebbe incontrato con emigrati croati riuniti in un campo per addestramento militare" in chissà quale parte del mondo. II Giornale d'ltalt'a (18-IV-34) ristampò un'intervista concessa ad un giorna– le magiaro, nella quale Pavelic aveva affermato di volere l'assoluta indipen– denza dei croati dalla Serbia: "una soluzione pacifica e parziale era inam– missibile." Il Lavoro Fascista (7-IV-33) cosf commentò l'annuncio dell'im-. minente uscita a Vienna di un giornale diretto da Pavelic: ·" Il popolo croato è in marcia. Non indietreggerà di fronte alle piu estreme misure nella lotta per fare trionfare i suoi diritti." Come potevano riconciliarsi la politica italiana e quella francese su siffatte questioni? II New York Times (17-III-34) pubblicò una notizia datata da Londra, secondo cui "Francia e Italia avevano raggiunto un accordo tanto sul disar– mo quanto sulla questione degli Stati Danubiani." La notizia era prematura. In un discorso del 18 marzo, Mussolini nel- 1' annunciare che egli (superando Stalin) aveva messo insieme un "piano sessantennale" che avrebbe dato all'Italia il primato fra le nazioni verso la fine del secolo ventesimo, affermò che tra Francia e Italia "nessuno dei gran– di o piccoli problemi in discussione da quindici anni era in via di soluzione, neppure uno!" nonostante che i rapporti "nel complesso fossero migliorati" e che "si era verificato un riavvicinamento su una linea morale (sic) e su certe questioni vitali di natura europea" (allusione evidente alla questione austriaca). "Era questo un elemento favorevole che poteva condurre, com'era desiderabile, ad ulteriori sviluppi." Tuttavia, l'Ungheria poteva contare sul suo appoggio per la revisione dei trattati, e la Germania aveva il diritto di riarmare "nel caso in cui gli stati armati non disarmassero." "Gli obiettivi storici dell'Italia avevano due nomi: Asia e Africa." Ma nessuno doveva "er– roneamente interpretare i compiti storici che egli assegnava alle generazio– ni italiane di oggi e di domani." Essi non comportavano alcuna "conquista territoriale" ma "una naturale espansione che condurrebbe ad una collabo– razione fra l'Italia e i popoli dell'Africa, fra l'Italia e le nazioni del Vicino • MMSTRONG, After the Assassination of King Alexander, p. 208. 307 BiblotecaGino Bianco

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