Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Preludio alla seconda guerra mondiale tenersi pronta per ogni eventualità. Come militare, non poteva che consiglia– re Hitler ad accettare incondizionatamente. Hitler accettÒ. 7 Il Patto a Quattro era ufficialmente creatura del Duce. Quindi non po– teva essere un aborto. Mussolini in persona annunziò al Senato (7 giugno) che sebbene il testo definitivo sotto qualche rispetto fosse "piuttosto lontano dal progetto originale," almeno "i princip1 fondamentali erano intatti." Lui– gi Barzini, un giornalista che aveva imparato' in America dalla stampa Hearst tutti i metodi del giornalismo giallo, scrisse: "Il Patto a Quattro è u~a vittoria gigantesca, e probabilmente (sic) decisiva. Questa vittoria, sgorgata dal genio di Mussolini, è di dimensione continentale. Nulla regge il suo con– fronto" (Mattino, 2-VI-33). Fu proposto che fosse assegnato a- Mussolini il premio Nobel per la pace. L'idea del "club per la pace" quadrangolare contro la Russia non morf mai, e risuscitò nel 1938 all'epoca in cui fu squartata la Cecoslovacchia. Frattanto la Società delle Nazioni faceva le spese del Patto a Quattro. Gayda spiegò che la sola via per tirarla fuori dalla sua impotenza era di ammettere il principio del Patto a Quattro, cioè il predominio delle Potenze maggiori su quelle minori ( Gl., 31-X-33). Il Duce in persona intervenne in questi termini: La Società delle Nazioni ha perduto tutto quello che le poteva dare un signi– ficato politico ed una portata storica. Intanto quello stesso che l'aveva inventata (risa) non c'è andato (grande ilarità). Sono assenti la Russia, gli Stati Uniti, il Giappone e la Germania. La Società è partita da uno di quei principt, che, enunciati, sono bellis– simi, ma, considerati poi, anatomizzati, sezionati, si rivelano assurdi (14-XI-1933). Inutile passare in rassegna i vituperi riversati contro la Società dopo che Mussolini aveva aperto le cateratte. Basterà un esempio: Forges-Davan– zati, dopo avere condannato la "illusione di quella vuota istituzione," affer– mò che "l'Italia di Mussolini aveva l'autorità per liberare l'Europa e il mondo dalla grottesca e costosa farsa che sedeva a Ginevra" (T., 16-XI-33). Questa campagna antisocietaria trovò favore nei circoli conservatori in– glesi. Uno dei corrispondenti londinesi del New York Times, affermò che "se la Società delle Nazioni sta veramente per morire, come molti dei suoi am1c1cominciano a credere, il Governo inglese non dà segno di voler fare nulla per salvarla": Si dice che questa settimana Sir John Simon m1rustro degli Esteri britannico a proposito del suo ritorno a Ginevra abbia detto ad un amico che "nel giro di un anno l'influenza della Società sull'Europa sarà trascurabile ..." Anche del Primo Ministro, MacDonald, si sa che è molto tiepido nell'approvare la Società, sia come strumento per imporre la pace, sia come foro per risolvere difficoltà internazionali... I conservatori della destra qui, naturalmente, non sono stati mai contenti della Società. Non amano i suoi "impegni" per quanto vaghi. Sono continuamente irritati dallo spettacolo di na– zioni minori che siedono nell'Assemblea su piede di eguaglianza col Regno Unito ... 7 CERRUTI, Collaborazione internazionale, p. 59. 294 BiblotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=