Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Entra in scena Hitler Paul-Boncour, allora Primo Ministro francese, scrive che il Patto a Quattro gli fu portato a Parigi "una bella giornata di marzo" da MacDonald e Simon arrivati freschi da Roma (Souvenirs, II, 340). Non ne avevano, dunque, mai sentito parlare gli ambasciatori francesi a Londra, a Roma, a Berlino? Che ambasciatori erano? Paul-Boncour aggiunge che MacDonald sembrava "molto impressionato dal fascismo e conquistato da Mussolini." Paul-Boncour riconobbe tutte le insidie contenute nel Patto, e afferma che lui e Daladier, ministro della Guerra, decisero di firmarlo solo a condizione che fossero state accettate le loro riserve (Souvenirs, Il, 347). Mentre MacDonald, sir John Simon e Mussolini cercavano di attirare la Francia nella trappola del Patto a Quattro, i delegati britannici alla Con– ferenza del disarmo in Ginevra proponevano un piano di armamenti nava– li, in forza del quale la Francia che prima del 1914 aveva avuto un eserci– zio di 783.000 uomini, e nel 1933 ne aveva meno di 340.000, avrebbe ridot– to le sue forze a 200.000; la Germania, che aveva 870.000 uomini sotto le armi nel 1914, e ne aveva 105.000 nel 1933, li avrebbe portati a 200.000; l'Italia, le cui forze erano diminuite da 306.000 nel 1914, a 242.000 nel 1933, li avrebbe ridotti a 200.000. Mussolini, coi suoi 200.000 uomini, fra i 200.000 francesi e i 200.000 tedeschi, avrebbe fatto la parte del tertius gaudens. Nes– suna menzione delle organizzazioni giovanili fasciste in Italia e hitleriane in Germania, delle quali non vi era traccia in Francia e che erano suscetti– bili di essere trasformate in forze combattenti in Italia e in Germania. Bi– sognava, inoltre, prevedere il rischio che i francesi, qualora avessero rispet– tato i loro impegni, fossero ingannati dai dittatori, che potevanç> truccare i loro bilanci e nascondere stanziamenti militari anche considerevoli. Ne seguirono fra i diplomatici inglesi e italiani da un lato e i fran– cesi dall'altro le solite schermaglie. Gli inglesi e gli italiani cercavano di af– ferrare i francesi. E i francesi manovravano in modo da sfuggire agli assalti degli amici inglesi ed ai colpi dei nemici italiani senza bruciare i ponti, men– tre Hitler si teneva da parte a guardar gli scontri con un ben meritato di– sprezzo per tutti. Il risultato di quella giostra fu un trattato "accettabile a tutti perché era stato purgato precedentemente di tutti quegli elementi che ne erano stati l'essenza nella originaria concezione italiana. " 6 All'ultimo momento Hitler non voleva firmare il documento. Ma il suo ministro della Difesa, Generale Blomberg, in presenza dell'ambasciatore ita– liano Cerruti, gli spiegò che la firma non significava niente, il Patto serviva solo a dare alla Germania tempo per ricostruire l'esercito e l'aviazione e Germania di formare "un solido ( !) blocco fra le grandi nazioni decise a mantenere la pace, e pronte a discutere i propri dissensi, e ad impedire ad altre nazioni meno responsabili di suscitare agitazioni pericolose." Ma alla Francia "le garanzie offertele dalle Grandi Potenze sembrarono scll)pre inadeguate." E perciò il Patto si ridusse a niente. È lecito domandare quali garanzie Mussolini e Sir John Simon offrivano alla Francia, e se il disarmo era minacciato dalla Francia, dalla Piccola Intesa, dalla Russia, piuttosto che da Hitler, Mussolini e i satelliti di Mussolini, l'Austria, l'Ungheria e la Bulgaria. 6 TOYNBEE, Survey: 1933, p. 211; SCHUMANN, Europe on the Eve, pp. 38-41. 293 BiblotecaGino Bianco

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