Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Preludio alla seconda guerra mondiale stringerlo ad andare fra i turchi. "Il Duce sa molto bene," scrisse l'Impero (31-I-1926), "quali generosi e bellicosi impulsi agitino i cuori delle nuove generazioni fasciste. Sa molto bene che senza una guerra - un'utile e ne– cessaria guerra - i destini di una nazione non possono svilupparsi." Quei suoi seguaci il cui patriottico fanatismo egli coltivava senza posa e senza scrupolo, avrebbero continuato sempre a chiedere parole e non fatti? Qui stava il pericolo. Quella era la radice del male. 1 1 Perché il lettore non creda che queste pagine dimostrino il facile senno del poi, faccio osservare che esse apparvero tali e quali, fatta eccezione per la necessaria modificazione nei tempi dei verbi, nel mio libro, Mussolini Diplomate (pp . .332-38), che l'editore Grasset di Pa– rigi pubblicò al principio del 1932. Ciò che nel 1931 era stato scritto al presente e al futuro, è stato tradotto in questo libro nel tempo passato. Quando Mussolini passò dalle parole ai fatti con lo scoppio della guerra contro l'Etiopia, un editoriale del New York Times (20-X-1935) spiegò che le vanterie e le minacce di Mussolini erano state simili ad un troppo frequente grido di "al lupo" e quindi "avevano lasciato il mondo scettico riguardo alle sue serie intenzioni. Egli parlava sempre con intonazione di fanfarone, ma spesso, quando veniva il momento dell'a– zione o della decisione, si scopriva che pigolava mansuetamente come una colomba. Tutto que– sto ebbe l'inevitabile effetto d'indurre le altre nazioni e gli altri governanti a mettere in dubbio la sua decisione di passare dalle parole ai fatti." L'editoriale proseguiva denunziando l'errore di quegli antifascisti i quali, "si erano aspettati che Mussolini facesse la guerra e si meravi– gliavano che egli non l'avesse fatta prima." In realtà gli antifascisti non si erano mai aspettato che Mussolini entrasse in guerra a data fissa. Affermarono sempre che sarebbe entrato in guerra non appena avesse potuto farlo. Ma coloro che avevano deciso di vedere in Mussolini non un lu– po ma un'innocente colomba, erano persuasi che gli antifascisti non erano "obiettivi," erano "faziosi," ed "avevano rancori da sfogare. " 262 Biblo eca Gino Bianco

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