Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Preludio alla seconda guerra mondiale moltiplicarsi. Non si interessano di diritti personali né di libertà politiche. Francia o Spagna basta che se magna. Senza il regime dell'olio di ricino e del manganello ritornerebbero al loro stato d'inferiorità." Questa era la versione fascista della storia italiana. Di tutti i delitti perpetrati dai fascisti contro la loro patria, questo non dovrebb'essere mai perdonato: il disprez– zo versato sistematicamente sui propri concittadini per sollevare un uomo solo su un piedistallo di falsa gloria. Mentre andavano in giro per il mondo descrivendo il popolo italiano co– me una massa di selvaggi, in Italia i fascisti distruggevano la nazione italia– na. Una nazione non è costituita dal numero dei suoi abitanti, ma dalla loro unità morale. Il fascismo divise gl'italiani in una minoranza di padro– ni, che potevano fare tutto ciò che volevano, e una maggioranza di servi, spogliati di ogni dignità politica e di ogni diritto personale. Mussolini ripe– teva costantemente che tutti gl'italiani erano pronti a marciare al suo cenno come un solo uomo contro qualsiasi nemico egli fosse per designare. Ma poteva una nazione cosf divisa essere guidata con successo alla guerra con– tro nazioni allenate nella spontanea disciplina della libertà? In realtà nessun diplomatico italiano fu mai piu facile da manovrare e piu accomodante di questo pretenzioso, pittoresco saltimbanco, isolato in un paese a cui aveva tolto ogni mezzo di esprimersi, e facile da ricattare con minacce di smascherarlo nella stampa straniera. Il 6 marzo 1932 il redattore capo del giornale francese L'lntransigeant consigliò al primo ministro francese, monsieur Tardieu, di fare una visita a Mussolini, adducendo come argomento principale la considerazione che Mus– solini er;i "un grande uomo" che "aveva riportato il suo popolo al senso dell'ordine e dell'onore." Si può concedere l'argomento dell'ordine: l'ordine si può trovare in una caserma, in una prigione o in un cimitero. Che razza di ordine? Ma l'onore? Erano gl'italiani senza onore nell'agosto 1914 quan– do resistettero alla pressione di Berlino e di Vienna e non entrarono in guerra contro la Francia? Non bisogna guardare troppo per il sottile alle parole di un giornalista. A quel giornalista interessava soltanto il fatto che il ministro francese degli Affari esteri avrebbe ottenuto concessioni senza precedenti dall'invincibile Duce col semplice andare a fargli visita a Roma, fornendo alla stampa fascista l'occasione di dire che il francese era andato a Roma a rendere omaggio. Per questo anche Poincaré consigliò a Tardieu di andare a Roma. Gli erano occorsi otto anni per capire la lezione che sir Au– sten Chamberlain aveva imparata nel dicembre 1924. Servitevi dell'adula– zione per bussare alla porta del Duce, ed essa vi sarà aperta. Il popolo italia– no non esisteva. Un solo uomo pensava, voleva e agiva per tutti. L'unica cosa da fare era trovare la chiave per giungere al cuore di quell'uomo. L'a– dulazione funzionava meglio delle minacce. Il resto sarebbe venuto dopo. Questo modo di pensare derivava dal concetto che l'uomo non fosse pericoloso, che non avesse progetti precisi e costanti, che le sue truculente effusioni fossero necessarie per alimentare l'entusiasmo delle folle, allonta- 260 Bib1..., ..,c,J Gino Bianco

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