Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Fascismo: anno X al loro giusto valore alcune delle piu clamorose manifestazioni del nuovo spirito italiano" ( = orientale). Alla fine del 1932 erano passati dieci anni dalla "Marcia su Roma." Otto anni dopo avere imitato la "Marcia su Roma" col suo "18 brumaio," Napoleone a Tilsitt dettava la sua volontà a tutta l'Europa. Cavour formò il suo primo gabinetto nel luglio 1852, e nel 1861 il piccolo regno di Sarde– gna era diventato Italia unificata. Nove anni dopo essere andato al potere in Prussia, Bismarck proclamò il nuovo Impero germanico a Versailles. Mussolini - chi avrebbe osato dubitarne? - era un uomo infinitamente piu grande, anzi piu "provvidenziale," di Napoleone, Cavour e Bismarck. Tuttavia l'"Impero Mussoliniano" non era ancora nato. I predecessori di Mussolini gli avevano consegnato un'Italia che aveva fatto passi giganteschi nel campo economico, sociale e intellettuale tra il 1860 e il 1922, un'Italia che era uscita dalla prima guerra mondiale vittoriosa, completa e piu forte. Mussolini e i suoi amici stavano rumorosamente sperperando questa eredità. Ciò che essi chiamavano grandezza non era che il loro schiamazzo. Parlando il 17 maggio 1930 a Firenze, Mussolini si soffermò ad ammi– rare "il cammino prodigiosamente lungo" che il fascismo aveva percorso dopo la sua fondazione nel 1919. Aveva ragione, se pensava alla sua carriera personale. Se pensava all'Italia, la sola immagine ch'egli avrebbe potuto usa– re, per quanto riguardava la politica estera, era quella di un forno che scal– dava sempre e non cuoceva niente. Specialmente dal 1925 in poi non aveva fatto altro che immischiarsi in tutte le questioni, - don Chisciotte in busca d'avventure - e tenere in uno stato di agitazione tutti i malcontenti d'Eu– ropa, senz'alcun vantaggio né per sé né per loro, dato che né lui aveva la forza di aiutarli, né essi avevano la forza per appoggiare lui nei suoi tenta– tivi di ricatto. Senza dubbio molta gente, che fuori d'Italia delirava ora per Mussoli– ni, non aveva mai badato ai suoi predecessori. Nessuno in treno fa atten– zione al viaggiatore, che sta seduto tranquillamente in un angolo assorto nel suo giornale. Tutti si voltano a guardare il nuovo arrivato che sbatte la porta e dà spintoni a chi non è sollecito a fargli posto. Gli sciocchi prendo– no lo smargiasso per un forte. Molti ammiravano l'imperatore Guglielmo II prima del 1914. Gli stessi ammirarono Mussolini prima del 1940. Gugliel– mo stesso professò ammirazione per Mussolini in un'intervista con la Gaz– zetta del Popolo del 5 maggio 1932. Gl'italiani, che ragionavano con la propria testa, deploravano il tempo prezioso e l'energia che l'Italia sperperava in fuochi artificiali e spettacoli coreografici. L'ammirazione professata da molti stranieri per Muss~lini era in parte entusiasmo per il "grand'uomo" e in parte disprezzo per il popolo italiano. "Dopo la guerra l'Italia era caduta· negli artigli del bolscevismo, ed era ri– dotta alla fame. Mussolini somministrò olio di ricino e manganello, gli unici rimedi capaci di salvarla dalla rovina. Gl'italiani badano solo a mangiare e 259 Bibloteça Gino Bianco

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