Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Fascismo: anno X Nell'ottenere una partecipazione all'amministrazione di Tangeri, il Du– ce consegu{ indubbiamente un piccolo successo. Ma nell'assoggettare l'Alba– nia al protettorato italiano, capitalizzò il lavoro preparatorio dei suoi pre– decessori. D'altra parte rovinò l'Intesa italo-jugoslava, di cui si era vantato nel 1924 e che avrebbe dovuto essere la pietra angolare della politica estera italiana. Per quanto riguarda la Questione Romana, essa era stata risoluta per il 99% prima che Mussolini vi mettesse su le mani, e pagasse un prezzo ben alto per il rimanente uno per cento. Nel valutare i successi e pseudo-successi di Mussolini non dovrebbe essere lecito ignorare i sospetti e il· disgusto che i suoi metodi prepotenti e screanzati suscitavano nel mondo intero. Gli ammiratori di Mussolini affermavano che l'uomo non era un "idea– lista" ma un "realista." Non era un apostolo di principi morali, ma un uomo di stato che intendeva aumentare la potenza del suo paese coi mezzi di cui disponeva. Un giorno esaltava la guerra, il giorno dopo il disarmo, e poi di nuovo la guerra. Tutto dipendeva dalle opportunità del momento. L'uomo doveva essere giudicato secondo i criteri della politica realista. Proprio sul terreno del "realismo" l'uomo aveva torto. Mentre lui get– tava fango a piene mani sulla Società delle Nazioni, sui Patti di Locarno, sul Patto Kellogg, nessun diplomatico o uomo di stato comme il f aut men– zionava la Società delle Nazioni senza genuflettersi, o si faceva gioco dei Patti di Locarno o del Patto Kellogg dopo averli firmati. Tutti domanda– vano disarmo e cooperazione internazionale. Certo nessuno di essi si curava un corno della Società non appena "l'onore nazionale" entra va in gioco - e l'onore nazionale, di regola, non era che la vanità personale dei diplo– matici, o gli interessi piu o meno equivoci di alti gallonati professionali e grossi uomini di affari. Tutti lavoravano a costruire le proprie macchine militari per tenersi pronti ad una guerra che promettevano di non volere combattere piu. Tutti elevavano alte barriere doganali mentre ciarlavano · di cooperazione economica e ricostruzione internazionale. J ohn Bright disse una volta che "se i popoli conoscessero che razza di uomini sono gli uomini di Stato, si solleverebbero e li impiccherebbero tutti insieme." Non avreb– bero fatto distinzione fra Mussolini e gli altri. Eppure Mussolini faceva quello che gli altri non facevano: urlava come un lupo, mentre gli altri belavano come agnelli. Machiavelli - quel Machiavelli che il Duce dichia– rava di ammirare, ma i cui precetti egli non comprese, e forse non conobbe mai - insegna che non è necessario a un principe avere tutte le qualità di pietà, fedeltà, umanità, integrità, religione; gli occorre soltanto sembrare di averle. Machiavelli arrivava anche a dire che era dannoso possederle e osservarle sempre; ma erano utili, se si dava l'impressione di possederle. Un principe deve quindi essere estremamente guardingo a non lasciarsi mai sfuggire di bocca neppure una parola che non sia impregnata con le cin– que suddette virtu. Apparirà pieno di pietà, di fede, di umanità, d'integrità, 257 eca Gino Bianco

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