Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

"Il est parti, sans partir, tout en restant" Pochi giorni dopo che il Governo "nazionale" si era formato in In– ghilterra, i giapponesi cominciarono ad invadere la Manciuria, a nord di Mukden, e ben presto bombardarono e occuparono quella città. Il Patto della Società delle Nazioni, il Trattato a nove del 1922 riguar– dante proprio la Cina, e il Patto Kellogg erano cosf violati tutti insieme. Come il Segretario di Stato americano, Stimson, scrisse nel suo diario, il mondo stava ora a vedere "se i trattati servivano a qualcosa o no"; qualora i firmatari di quei trattati non fossero intervenuti per farli rispettare, nulla per allora sarebbe successo, ma il movimento per la pace avrebbe ricevuto un colpo, di cui non si sarebbe riavuto per molto tempo. 2 Nel 1923, quando avvenne la crisi di Corfu, la Gran Bretagna, la Fran– cia e le Potenze europee minori, organizzate nella Società delle Nazioni, avevano strabocchevoli forze nel Mediterraneo e sul continente europeo per ricondurre Mussolini alla ragione; la partecipazione attiva degli Stati Uniti non era necessaria; sarebbe bastata la loro neutralità benevola. Nel 1931-32, nell'Estremo Oriente, la Gran Bretagna e la Francia, anche associate, non potevano operare con successo per arrestare il Giappone, se fosse venuta meno la diretta partecipazione degli Stati Uniti. Gli Stati Uniti non appartenevano alla Società delle Nazioni, e quindi non avevano nessun obbligo di muoversi, ma erano profondamente inte– ressati nell'Estremo Oriente, e avevano firmato il Patto Kellogg. Quindi avevano responsabilità eguali a quelle dell'Inghilterra e della Francia. Ma quella era l'età dell'oro dell'isolazionismo e del pacifismo nell'Ame– rica settentrionale. Il Presidente degli Stati Uniti, Hoover, era alieno da ogni avventura militare; anzi non intendeva neanche di cooperare a una politica di sanzioni non militari contro l'aggressore. "Il Governo americano sarebbe stato lieto se la Società delle Nazioni avesse imposto sanzioni, e non avrebbe fatto nulla per creare ostacoli, ma non intendeva imporre san– zioni per conto proprio." "Il bambino non doveva essere lasciato dalla Società delle Nazioni sulle braccia degli americani." 3 D'altra parte, Hoover non poteva rimanere silenzioso innanzi a un'azione cosf brutale come quel~ la del Giappone. Decise pertanto di applicare al Giappone una sanzione "morale," cioè non riconoscere la conquista prodotta dall'aggressione. Ne~ sun malfattore nel mondo sarà mai spaventato da sanzioni "morali," cioè verbali, di quel genere. La grande maggioranza del popolo americano ap– provò la politica del suo Presidente. Se non si muoveva il Governo degli Stati Uniti, era assurdo pretendere che si muovesse il Governo inglese: ad impossibilia nemo tenetur, con o senza la Società delle Nazioni. Ma vi sono indizi che permettono di pen– sare che per sir J ohn Simon non si trattò solamente di una necessità, alla quale si arrese non potendo fare altrimenti. Toynbee, ·parlando nel 1936 nel Royal lnstitute of · International Affairs, disse: 2 STIMSON and BUNDY, On active service, p. 2.33. 3 WILSON, Diplomai between wars, p. 260. Bibloteca .Gino Bianco 247

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