Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Il trionfo del pacifismo I, pp. 538-47). Ancora nel 1948 era d'avviso che Grandi fosse "un uomo saggio e buono"; nessuno dei Ministri, con cui Stimson aveva parlato in Europa, aveva una "piu chiara comprensione dei maggiori problemi del con– tinente che Dino Grandi"; "egli era sincero, ma pieno di tatto ed estre– manente cordiale" (SnMsoN AND BuNDY, p. 268). Anche l'uomo piu saggio e meno vanitoso - e Stimson era di questo tlpo -· trova difficoltà a non ammirare chi è sempre d'accordo con lui. Dopo la partenza di Stimson, Grandi ricevé i giornalisti americani e fece la seguente dichiarazione: "È venuto per tutte le nazioni il momento di non considerarsi piu quali virtuali nemiche, ma quali alleati in una co– mune opera di pace. Questa è la via che Mussolini ha chiaramente tracciata alla politica estera italiana." Linguaggio per uso esterno. Il linguaggio per uso interno era un altro. Un deputato ed ex ministro fascista, Martelli, dichiarò che era necessario far provvista di un milione di tonnellate di petrolio per il caso di guerra ( GI. 20-VII-1931). Il Segretario del Partito annunciò che i morti "sarebbero ri– sorti e sarebbero stati le sue guide spirituali, quando l'Italia avesse preso le armi per combattere di nuovo" (S. 13-VIII-1931). Il Duce in persona di– chiarò (2-VIII-1931) che "il Governo fascista, il Regime fascista e tutto il popolo fascista volevano la pace," "pace con tutti gli Stati, con quelli che erano lontani, con quelli piu vicini ed anche con quelli che erano vicinis-– simi all'Italia," provocando ilarità con quest'allusione alla Jugoslavia. "Ap– plausi frenetici" accolsero la sua dichiarazione che anche se gl'italiani vo– levano la pace, questo accadeva "non perché temessero i rischi della guerra ,e l'ansia del combattimento." Chiuse il discorso invitando gli ascoltatori ad essere sempre "all'avanguardia sia nell'opera di pace che in quella di guer– ra. "5 Alla fine d'agosto· i negoziati per il trattato navale erano ancora per aria. Grandi disse all'ambasciatore americano che le proposte francesi si potevano prendere sul serio soltanto ammettendo che i francesi non avessero intenzione di raggiungere un accordo, ma lui non le prendeva sul serio, e quindi continuava i negoziati per dimostrare la sua buona volontà (PA. 1931, I, pp. 428-30). Nell'assemblea della Società delle Nazioni a Ginevra (8 settembre) fece osservare a chi se ne era dimenticato che secondo il Patto della Società non solo i vinti dovevano essere disarmati, ma anche i vip.citori s'erano impe– gnati a ridurre i loro armamenti ad un minimo. Era inutile cercare sicu– rezza senz'arbitrato e disarmo. Tutti i governi erano impegnati a ricorrere agli arbitrati per la soluzione di tutte le loro divergenze.· Per conseguenza non restava altro problema che quello del disarmo. Come prova di buona 5 Secondo Stimson "fu solo nc:l 1935 che Mussolini disertò i ranghi dei pacifisti" ( STIMSON and BUNDY, p. 269). Molto probabilmente i funzionari dell'Ambasciata americana a Roma, ac– cecati dall'entusiasmo fascista, non lo informarono mai del doppio gioco fascista. Forse non leggevano neppure i giornali italiani. 241 17 B1bloteca Girio Bianco

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