Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Preludio alla seconda guerra mondiale nore fosse diventata la superiorità per terra della Francia sulla Germania, tanto maggiore sarebbe diventata per lui la capacità di far pendere la bi– lancia in favore della Francia o della Germania, e domandare un prezzo per i suoi servigi. Reclamando la riduzione degli armamenti francesi, chie- deva una posizione piu forte per sé. _ Separati dall'Europa e dall'Asia da due oceani - la bomba atomica non era stata ancora inventata -, confinanti a Nord e a Sud con paesi dai quali non avevano nulla da temere, gli americani non potevano facil– mente valutare la mentalità sospettosa e allarmista dei francesi. Condivide– vano il punto di vista britannico. Per giunta rifiutavano di assumere obbli– gazioni nella rivalità franco-germanica, come in tutte le vertenze europee. Secondo loro, "l'unico modo di disarmare era disarmare." E avevano ra– gione; ma avevano ragione soltanto perché nel loro emisfero essi, anche disarmati per terra (ma non per mare), restavano incomparabilmente piu potenti che tutti i loro vicini. Era solo quando la discussion~ si volgeva alle forze navali, che essi erano disposti ad aumentare o diminuire i loro arma– menti a condizione che facessero altrettanto l'Inghilterra e il Giappone, cioè quelle potenze dalle quali avevano qualche cosa da temere. In altre parole, a somiglianza degli inglesi, prima risolvevano il problema della propria si– curezza, e poi davano buoni consigli a tutti. Anche un uomo di eccezionale acume e integrità morale quale Stimson era incapace di comprendere un punto di vista diverso dall'americano e dall'inglese. In luglio e agosto 1931 egli visitò l'Europa cominciando da Roma. Men– tre aspettava il suo arrivo, Mussolini dichiarò in un'intervista coll'Observer pi Londra (26-VI-1931) che l'Italia non aveva "intenzioni aggressive" ben– ché "gl'italiani fossero pronti a difendere il loro paese contro tutti i nemici potenziali tanto all'Est quanto all'Ovest." "Est" voleva dire Jugoslavia, e "O " 1 d' F . M G d. "·1 d " . vest vo eva ire rancia. a ran 1, mo erato, non nutriva nes- suna apprensione né per l'Ovest né per l'Est, ed era tutto per il disarmo. In un'intervista con I'Associated Press (4-VIl-1931) annunciò che "era inutile illudersi; si sarebbe ottenuta la pace soltanto in quanto si fosse ottenuto il disarmo"; Mussolini vedeva il futuro cammino della ricostruzione europea lungo "le linee parallele del disarmo e della cooperazione economica." Vi– ceversa, il 6 luglio - tre giorni prima che Stimson arrivasse a Roma - il Capo dell'Ufficio Stampa, l'uomo che l'Ambasciatore francese considerava come un criminale (vedi sopra p. 222), annunciò che "tutti i morti, i no– bili al pari degli umili, sarebbero risorti al comando del Duce, invocando la guerra e affrettandosi verso la vittoria" (GI. 7-VII-1931). . Durante il soggiorno in Roma, Stimson nuotò in un mare di latte e miele. Grandi e Mussolini non trovarono nessun punto su cui dissentire da lui, e quando inciampavano in un argomento che potesse dar luogo a una discussione, scantonavano e dichiaravano che anche loro la pensavano come lui. Stimson ebbe l'impressione che Grandi avesse "progredito in maturità e sicurezza da quando si erano incontdtti a Londra l'anno prima" (PA. 1931, 240 I Bibloteca Gino Bianco

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