Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Preludio alla seconda guerra mondiale spettro di questo blocco italo-germanico-russo ha dato molto filo da torcere ai giornali di Parigi e della Piccola Intesa. Esso appare vagamente come una possibilità. Inoltre il legame che può esistere tra queste tre grandi Potenze e il gruppo turco-greco-bulgaro– magiaro incoraggia in certi ambienti la supposizione che l'Italia stia per diventare il centro d'azione sulla scena politica europea. I trecento milioni di abitanti di quei sette paesi danno molto da pensare a certi malè intenzionati uomini di Stato (PI. 25-XI-1930). 5 Ma Stimson aveva perso la pazienza con i sistemi "americani" di Mus– solini e aveva escogitato un'altra sbluzione: il Governo francese pubblicasse una dichiarazione unilaterale delle proprie intenzioni con la clausola che le cifre sarebbero restate inalterate a meno che "qualche altra Potenza" (cioè l'Italia) rendesse necessaria una modificazione. In questo modo l'onere della situazione sarebbe stato addossato all'Italia, e questa "sarebbe entrata tremante in linea" (PA. pp. 167-68; BD. pp. 420-22). Non ci fu bisogno di una cura cos1 energica. Henderson e MacDonald erano disposti a negoziare con i francesi a condizione che la loro proposta fosse "realmente sincera e non soltanto un tentativo di metter l'Italia in un 1 " . d "l' d . l' . d ll'I 1· " ango o ; s1 oveva ottenere a es10ne o acquiescenza e ta 1a, tenen- dola al corrente di quanto facevano Parigi e Londra; meglio ancora sarebbe stato includere l'Italia nelle consultazioni (BD. pp. 422-24). L'intesa Cham– berlain-Mussolini funzionava sempre. Quanto all'idea di costringere l'Italia ad entrare nel trattato, Henderson spiegò all'ambasciatore italiano che aveva capito male ciò che gli era stato detto; lui stesso aveva detto che l'Italia non si sarebbe offesa se la Francia avesse aderito al trattato navale (BD. pp. 425- 26). La minaccia di Stimson fece il resto. In conseguenza, l\t1ussolini scoprf di esser stato sempre "molto ansioso" di arrivare ad un'intesa, e avrebbe preso in favorevole considerazione l'idea di dichiarazioni parallele da parte della Francia e dell'Italia (BD. p. 425). La controversia fra lui e i francesi riguardo alla parità aveva fatto il gioco degl'inglesi, costringendo i francesi ad accettare la tesi inglese nella que– stione degli incrociatori leggeri e dei sottomarini. Ancora una volta il Duce aveva tirato le castagne dal fuoco a servizio altrui e gratuitamente. Niente per niente! ' O 1 .f "X" "Y" d fi d . f . . ra e c1re e ovevano essere ssate a esperti rances1 e 1ta~ liani col consiglio inglese (BD. pp. 426-28). Stimson, ormai mal disposto verso Mussolini, disse all'ambasciatore ita~ 5 Nella primavera del 1932 i cordiali rapporti tra Italia e Turchia diedero origme alle se– guenti caratteristiche manifestazioni: 1) il primo Ministro turco, Ismet Pasha, andò in visita a Roma; 2) al suo ritorno ad Ankara, il 3 giugno, annunciò che "nell'Italia fascista il grande valore e il successo di Sua Eccellenza Mussolini erano indescrivibili" e che il Governo italiano faceva al Governo turco un prestito di 300 milioni di lire italiane, un terzo in contanti e due terzi da spendersi in costruzioni navali nei cantieri italiani e nell'acquisto di macchine italiane (LT. 4-VI-1932}; 3) il 6 giugno 1932 l'Agenzia Reuter annunciò che "il Governo turco aveva emanato decreti per l'esecuzione della legge approvata dal Parlamento, alcuni mesi prima, rela– tiva alla esclusione dalla Repubblica, ed alla sostituzione mediante cittadini turchi, di tutta una serie di lavoratori: calzolai, sarti, barbieri, servitori, venditori ambulanti, artisti incisori ecc.: i piu gravemente colpiti da questa disposizione erano i greci e gli italiani!" 232 Bibloteca Gino Bianco

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