Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Preludio alla seconda guerra mondiale importante, e che Grandi avrebbe dovuto prestarvi la massima attenzione (PA. pp. 161-62). Gibson, che aveva trovato a Parigi favorevole ac_coglienza per l'espe– diente escogitato a Washington (PA. p. 154;_BD. p. 415), arrivando a Roma (29 ottobre) lesse sui giornali il testo del discorso pronunziato il giorno pre– cedente da Mussolini. Quando spiegò il suo progetto a Grandi, questi non espresse alcuna opinione; si limitò a ripetere che l'Italia avrebbe accolto con piacere qualsiasi soluzione possibile, ma lui non sperava di poter raggiun– gere un accordo col Governo francese. E all'ambasciatore britannico con– fidò di essere stato molto sfavorevolmente impressionato dalla proposta di Gibson, la quale era semplicemente un rifacimento di idee ripetutamente avanzate durante la Conferenza di Londra: dato che essa convenisse ai francesi, era certo che non· converrebbe agl'italiani; lui, che non sapeva co– me presentarla a Mussolini senza provocarne l'irritazione, non gliene aveva ancora parlato. E disse francamente all'ambasciatore francese che l'Italia era obbligata a "salvarsi la faccia": aveva rinunziato alla sostanza della parità, ma doveva insistere su "qualche parvenza di parità" per amore del- 1'opinione pubblica (PA. pp. 163-64; BD. pp. 418-19). Invece uno dei negoziatori italiani, Rosso, Direttore Generale al Mi– nistero degli esteri della Sezione della Società delle Nazioni, che nel corso di questa faccenda si comportò da uomo assennato, espresse con Gibson l'o– pinione che la proposta americana era il miglior espediente finora escogi– tato, perché avrebbe dato all'Italia la possibilità di non abbandonare il prin– cipio della parità (PA. p. 165). Viceversa Grandi disse all'ambasciatore bri– tannico che la soluzione di Stimson pareva meno vantaggiosa per l'Italia che per la Francia. La mano destra non sapeva quel che faceva la si– nistra. Frattanto i piu importanti uomini politici francesi erano arrivati a ca– pire con Briand che i francesi non potevano continuare a leticare con Mus– solini, e al tempo stesso rinviare un accordo con gl'inglesi riguardo al nu– mero degl'incrociatori pesanti e leggeri e (piu importante di tutto) dei sot– tomarini; "se gl'inglesi e i francesi si univano, la pressione sugl'italiani sa– rebbe diventata molto forte" (PA. p. 101). Per conseguenza fecero cono– scere a Londra la loro buona disposizione a transigere (BD. pp. ·417-18; PA. p. 137). A Roma arrivarono perciò da Parigi e da Londra informazioni che la Francia si preparava ad accordarsi con le altre tre potenze in un patto a quattro. Grandi disse a Gibson e all'ambasciatore americano che quelle in– formazioni avevano provocato notevole risentimento in Italia: si aveva l'impressione che la mossa francese avesse lo scopo di far apparire l'Italia come responsabile di qualsiasi difficoltà; l'ambasciatore italiano a Londra aveva domandato al Foreign Office se fosse vero che la Francia intendesse entrare a far parte di un patto navale a quattro, lasciando fuori l'Italia, e gli era stato risposto - o egli credé gli fosse stato risposto - che que-

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