Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Pr·eludioalla seconda guerra mondiale nia erano le quattro perle della corona che Mussolini avrebbe donato alla Casa degli Asburgo. La stampa fascista trattò sistematicamente la Jugo– slavia come un paese destinato allo smembramento tra Serbi, Croati e Sloveni. 3 Il 14 settembre 1930 un terzo degli elettori tedeschi diede a Hitler piu di 150 seggi al Reichstag. Questa vittoria nazista, mentre suscitò costerna– zione nella maggior parte del mondo, fu accolta a Roma con entusiasmo. Il "terzo Reich" era in marcia. Mussolini poteva contare sui camerati nazisti. L'ambasciatore francese a Roma previde che Mussolini avrebbe assunto ora un atteggiamento piu fermo verso la Francia (BD. p. 399). Infatti il 23 settembre Grandi annunciò che le proposte francesi erano "assolutamen– te inaccettabili" (BD. p. 400 n. 2), e mandò a Ginevra "l'ordine improvviso di cessare le discussioni" (PA. p. 134). All'ambasciatore britannico disse che, secondo lui, i francesi non avevano alcun desiderio né alcuna intenzione di raggiungere un accordo né sulla questione navale né sulle questioni africane. "Il risultato finale doveva necessariamente essere un rapprochement italo– germanico. 11 La sua posizione di ministro degli Esteri era cosf profonda– mente collegata col successo dei negoziati franco-italiani che, qualora essi fossero falliti, egli avrebbe lasciato quel posto. La voce delle sue dimissioni venne pure all'orecchio dell'ambasciatore francese (30 settembre, BD. pp. 403-404). In altre parole, se Parigi e Londra non volevano vedere il "mo– derato 11 Grandi sostituito da un "estremista, 11 bisognava accettassero il prin– cipio della parità. Gli "estremisti 11 nel regime mussoliniano tenevano il po– sto della "opinione pubblica" nei paesi parlamentari. Mussolini a volte rap– presentava la parte dell'" estremista," e a volte assumeva quella del modera– tore; e Grandi era il moderatore del moderatore scongiurando inglesi e fran– cesi a rendere possibile la sua opera moderatrice con qualche concessione. Il Gran Consiglio fascista approvò una risoluzione, secondo la quale l'Italia non avrebbe potuto accettare nessun accordo navale che non fosse basato sul principio della parità (8 ottobre). L'ambasciatore francese chiese a Grandi se questa risoluzione vincolasse il Governo italiano, cioè se si do– vesse prenderla sul serio o no. Grandi rispose che l'atteggiamento italiano era noto e che la via dei negoziati era sempre aperta. Come si potevano ri– prendere i negoziati, chiese l'ambasciatore, se la risoluzione del Gran Con– siglio fascista rappresentava l'atteggiamento ufficiale italiano? Non riusd 3 La Stampa (25-VI-1931) spiegò che Pavelic era "a capo di migliaia di connazionali esi– liati." La Gazzetta del Popolo (18-VI-1932), nel commentare un opuscolo scritto da Pavelic in fa. vore del separatismo croato, trovò che i suoi argomenti "rappresentavano non la tesi di un emi– grato politico ma il pensiero del popolo croato"; a Belgrado si stavano facendo passi per as– sassinare i capi .croati, ma "ogni nuovo martire faceva avvicinare il momento in cui sarebbe scoppiata la rivolta." Il Corriere della Sera (20-VI-1932) in un annunzio dello stesso opuscolo, protestò perché i giornali serbi "arrivavano fino ad accusare la stampa italiana di essere infor– mata dell'attività terroristica degli emigrati croati." In realtà i giornali serbi accusavano il Go– verno italiano, e non la stampa, e non di essere informato, ma di appoggiare gli emigrati. Questa metodica campagna di stampa italiana sarebbe stata impossibile se non fosse stata espres– samente ordinata dall'alto. 226 Bib10Lcl,dGino Bianco

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