Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Preludio alla seconda guerra mondiale un ramo di olivo e non versava oÙo sulle torbide acque? Mussolini replicò con notevole veemenza: " Voi volete che io torni indietro al mio discorso di Firenze, ed io non farò nulla di simile. Non ho minacciato nulla e nes– suno.· Ciò che ho detto era puramente contingente ( !). Io ho solo precisato che se l'Italia fosse stata minacciata, avrebbe saputo rispondere." L'amba– sciatore disse di essere scoraggiato; si poteva arrivare ad un punto che lo stesso Mussolini considerava col massimo orrore. Mussolini rispose che "certo nessuno poteva considerare un eventuale conflitto con maggiore or– rore di lui, e lui rifiutava di contemplare quell'idea," ma "simili cose sono sempre possibili." Sir Ronald pensò che queste ultime parole erano "piuttosto sconcertanti" (un delizioso esempio di attenuazione all'inglese), e arrivò alla conclusione che continuare la conversazione poteva fare piu male che bene. Chiese solo di nuovo che cosa potessero fare gl'inglesi per migliorare le condizioni generali. Mussolini esitò un momento e poi disse: <'Tutto quello che potreste fare sarebbe d'indurre i francesi a concederci la parità. Questo è il punto cruciale di tutta la situazione." Poi, passando ad altri argomenti, Sir Ronald portò il discorso sugli spiriti anti-inglesi della stampa fascista. Mussolini ascoltò attentamente, e ringraziò Sir Ronald di aver portato la cosa a sua conoscenza. La censura sulla stampa, diss'egli, aveva luogo dopo la pubblicazione e non prima. (Non c'era censura preventiva; c'erano istruzioni preventive.) "Avrebbe im– pedito qualsiasi menzione di questioni controverse." Sir Ronald non si aspettava tanto. Chiedeva solo che la stampa italiana trattasse le questioni, i~ cui era interessata la Gran Bretagna, in uno spirito piu leale ed obiettivo. Mussolini prese un appunto: entro pochi giorni Sir Ronald avrebbe visto un cambiamento completo nell'intonazione della stampa. Piu ~ardi nella stessa serata Sir Ronald s'inconti:ò col capo dell'ufficio stampa di Mussolini, Ferretti. Giudicando dall'" occhiata bieca" che co– stui gli diede quando si strinsero la mano, Sir Ronald ebbe la sensazione che Mussolini, "che agiva sempre con la massima prontezza, lo avesse già messo al corrente." L'ambasciatore francese qualificava quell'individuo come un "criminale." Sir Ronald pensava che questo era esagerato. Sir Ronald riferi a Grandi che la sua conversazione con Mussolini lo "d " G d. . h ' 1 aveva epresso e preoccupato. ran 1 rispose c e non c era a cuna ra- gione di scoraggiarsi. Lui subito dopo '1Vevavisto Mussolini, e lo aveva tro– ·vato "molto contento" dell'intervista. Essa "aveva avuto un effetto in tutto e per tutto buono." Mussolini non poteva rispondere direttamente a Sir Ro– nald sulle dichiarazioni pubbliche ch'egli avrebbe fatte in avvenire; "questo aveva troppo sapore d'intervento esterno." Ma Grandi poteva assicurare "privatamente" Sir Ronald che "nessuno si rammaricava del discorso di Firenze piu dello stesso Mussolini." Il discorso, ch'egli avrebbe presto pro– nunciato a Napoli, non avrebbe ripetuto i precedenti "errori." Il giorno se– guente sarebbe stato sottoposto al Consiglio dei Ministri un progetto per un aumento "per quanto non grande" nei bilanci della guerra, della ma- 222 Biblo eca Gino Bianco

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