Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Bib Preludio alla seconda guerra mondiale giornali italiani verso l'Inghilterra. "Questo tono era di costante discredito, · tale da arrivare quasi all'ostilità." Sir Ronald capiva che il sentimento degli italiani potesse riscaldarsi riguardo agl'italiani di Malta. Ma era proprio necessario che la stampa italiana si facesse paladina di Gandhi, e della causa nazionalista in India, e degli elementi anti~inglesi in Egitto? Era proprio necessario ascrivere la situazione in Palestina interamente a colpa della Gran Bretagna? Grandi sugged a Sir Ronald che ne parlasse a Mussolini. Per conto suo, lui aveva tentato di calmare la stampa, ma la. sua influenza non era cosi'.grande come avrebbe desiderato e come avrebbe dovuto essere. Magari avesse potuto controllare la stampa italiana come Briand control– lava quella francese! (Disse proprio cosfl) Quanto a Malta, lui aveva eser– citata tutta la sua autorità per impedire quella campagna di stampa; ma poteva informare "privatamente" Sir Ronald che il Vaticano aveva lavorato "con tutte le sue forze per provocare questa campagna" (BD. pp. 378-82). 1 In una nota del 21 giugno, Grandi tornò all'idea che tanto l'Italia quanto la Francia dovessero sospendere i loro programmi di costruzioni na– vali per il 1930. Aveva reso di pubblica ragione questa proposta nel discorso al Senato, ma finora il Governo francese non aveva dato alcuna risposta. Il Governo italiano sarebbe stato lieto di conoscere la reazione francese (BD. pp. 384-85). Quando, finalmente, il Governo francese si decise ad aprire negoziati (BD. p. 398, n. 1), ed ebbe luogo un incontro tra Grandi e l'ambasciatore francese, Grandi disse che era indizio di miopia da parte dei francesi rifiu– tare qualche piccolo sacrificio per guadagnarsi l'amicizia italiana. Questo atteggiamento rendeva molto difficile la sua posizione. C'era in Italia una forte fazione, entro il Governo e fuori, che voleva gettare l'Italia fra le braccia della Germania. Questa fazione riteneva che la Germania avrebbe ricompensato generosamente l'Italia in cambio dell'appoggio dato all'An– schluss. Beaumarchais diede una risposta categorica: "L' Anschluss, voleva dire guerra." A questo punto la conversazione avrebbe potuto cessare. Ma Grandi, per nulla intimorito dalla minaccia di guerra, andò avanti chieden– do un atteggiamento francese piu generoso sulla questione del confine li– bico. Beaumarchais mise in evidenza le difficoltà èh'egli aveva incontrate a Parigi presso il Ministero delle colonie per ottenere l'approvazione di ce– dere l'oasi di Jelabo. Grandi ripeté che l'amicizia dell'Italia era degna di qualche sacrificio. Qui la conversazione ebbe termine. Beaumarchais disse all'ambasciatore inglese che ora gl'italiani voleva– no una parte del Tibesti invece dell'oasi di Jelabo. Egli avrebbe cercato se 1 In questi anni infuriava a Malta un'aspra disputa tra le autorità britanniche secolari e quelle ecclesiastiche (vedi sopra, p. 194). La controversia religiosa si mescolava con la disputa tra il Partito anti-britannico, il quale voleva che l'italiano fosse ufficiale al pari dell'inglese, e il Panito anglofilo che voleva escludere la lingua italiana. Agenti fascisti gettavano olio sulle fiamme. Non c'è posto in queste pagine per occuparci di quest'episodio, che fu di carattere se– condario nella politica estera di Mussolini. Anche le manovre di Mussolini nel Canton Ticino sono state trascurate per non sviare il lettore da avvenimenti piu essenziali. 220 Gino B~anGo

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