Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Mussolini ha la febbre rapido di risolvere le questioni che quello fornito dalle normali vie diplo– matiche preferite dai francesi. Le sfere governative francesi e la stampa francese furono liete di no– tare che il tono di Grandi costituiva un progresso in confronto a quello del Duce. La moderazione di Grandi segnava "una decisa attenuazione del– la tensione che c'era stata nelle ultime due settimane." Il T emps disse: A quanto pare l'Italia fascista ha una sola politica, ma ha due modi di presen– tarla, uno ad uso interno ed uno ad uso esterno. All'estero, naturalmente, si trova preferibile il secondo modo, poiché lascia aperta la porta a conversazioni amichevoli (4-VI-1930). Ed ecco che, quattro giorni dopo il "moderato" discorso di Grandi al Senato, una folla di studenti bruciò bandiere francesi e jugoslave sulla pub– blica piaZZfl di Bari alla presenza delle autorità locali, e cercò d'invadere il consolato francese, mentre i carabinieri non opponevano che una debole resistenza, e una banda militare suonava musiche patriottiche. La stampa italiana ebbe l'ordine di passare sotto silenzio quest'incidente, e Briand persuase la stampa francese a fare altrettanto. Come già sappiamo per Briand, Mussolini era "un matto che si doveva tenere a bada" e nel trat– tare con lui il Governo francese doveva "trattenersi dal fornirgli munizioni per ulteriori esplosioni" (BD. p. 373, n. 1). Ma Briand aveva ora un ec– cellente argomento contro la continuazione dei negoziati coloniali. Disse a Lord Tyrrell: "Come posso negoziare in un'atmosfera creata da simili in– cidenti?" Le conversazioni sarebbero state riprese "appena l'atteggiamento italiano avesse reso possibile farlo" (BD. pp. 374-75). Guariglia scrisse in quei giorni a Grandi che era necessario evitare "manifestazioni che a volte vanno molto oltre i nostri desideri, come ad esempio le ragazzate di Bari." (Queste, dunque, erano state desiderate, cioè comandate, ma avevano... esagerato.) Non bisognava mischiare continua– mente alle discussioni diplomatiche italo-francesi "la folla degli avanguar– disti e dei balilla, e tanto meno quella dei nostri giornalisti, che per la loro levatura mentale molto si avvicinano ai balilla"; "la folla serve alle batta– glie militari, ma non a quelle delle diplomazie" (p. 122). Grandi aveva altro da fare che badare ai balilla. Mussolini gli aveva dato pieni poteri per riaprire le conversazioni con l'ambasciatore francese, e lui era pronto a ricominciare (20 giugno, BD. pp. 376-77). Ma il messaggio di MacDonald lo turbava ancora. Desiderava sottoporre a Mussolini tutti i documenti relativi alla questione navale, e ottenere dall'intero gabinetto un memorandum di approvazione .per la sua politica. Ma non poteva raggiun– gere questo scopo se le parole di MacDonald non venivano tolte dal docu– mento in questione. Sir Ronald trasmise la rinnovata richiesta. Infine la schifiltosa coscienza di MacDonald consenti a farsi restituire il documento originale e sostituire un nuovo testo al primo (26 giugno, BD. pp. 370-71). Tuttavia, Sir Ronald era seccato del tono recentemente assunto dai 219 Bibloteca Gino Bianco

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