Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Capitolo ventùreesimo Mussolini ha la febbre Ora venne la volta di Mussolini. L'll maggio fece a Livorno la se– guènte dichiarazione: Al cospetto di questo vostro mare, di questo "nostro" mare, dopo aver visitato i vostri cantieri, dove gli alacri operai stanno costruendo le future unità di guerra, io voglio dire a voi, e non soltanto a voi, ma a tutto il popolo italiano, ed anche ai popoli d'oltre confine, che noi non siamo ansiosi di avventure precipitate, ma se qual– cuno attentasse alla nostra indipendenza o al nostro avvenire, esso non sa ancora a quale temperatura io porterei tutto il popolo italiano! Non sa a quale formidabile temperatura io porterei la passione di tutto il popolo italiano, quando fosse insidiata nei suoi sviluppi la rivoluzione delle camicie nere. Allora, tutto il popolo, vecchi, bam– bini, contadini, operai, armati ed inermi, sarebbe una massa umana e piu che una massa umana, un bolide, che potrebbe essere scagliato contro chiunque e dovunque (PI. 13-V-1930). Grandi era a Ginevra. Il discorso di Mussolini a Livorno lo mise "in uria situazione molto difficile" (BD. p. 368). Tuttavia disse a Henderson che il Governo italiano era disposto a non iniziare la costruzione delle nuove unità nella stessa misura in cui il Governo francese consentisse un analogo rinvio. Henderson, incoraggiato da questa notizia, disse a Grandi, a guisa di ricompensa per la sua buona condotta, che lui Henderson, aveva detto a Briand che, essendo la questione navale tra Francia e Italia com– plicata da divergenze politiche non appianate, sarebbe stato bene affrontare e risolvere questi problemi politici, se si voleva dare alla conferenza qualche probabilità di successo. Grandi, naturalmente, consentL Secondo lui le di– vergenze politiche non erano tali da rendere impossibile una soluzione. Lui intendeva prenderle in mano personalmente, benché fosse stato "piuttosto scoraggiato dall'accoglienza fatta all'annuncio del programma italiano in Francia" (12 maggio, BD. pp. 356-61). Quando Briand e Grandi s'incontrarono alla presenza di Henderson, quest'ultimo ebbe l'impressione che tutta la loro conversazione avesse "un carattere piuttosto vago e inconcludente, sembrando entrambe le parti ri– luttanti a mostrare il loro gioco" (BD. pp. 361-62). Briand e Grandi s'in- 216 Bibloteca Gino Bianco

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