Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

La Conferenza di Londra Londra, lo statuto giuridico degl'italiani in Tunisia, l'alleanza franco-jugo– slava e la questione dei fuorusciti. Il Segretario del Partito, un cialtrone che Mussolini trattava come uno stupido lacché, ma la cui posizione ufficiale lo collocava al secondo posto nella gerarchia del regime, dava il segnale per gli applausi. Finalmente Grandi recitò la parte del "moderatore." Approvò l'accordo che era stato raggiunto dalle tre massime potenze navali. Rifiutò di ammet– tere l'impossibilità di raggiungere, mediante nuovi negoziati, un "preciso accordo navale" tra Italia e Francia. Durante la Conferenza di Londra "era stata lanciata la stupida calunnia di un'Italia pervasa di bellicosa agitazio– ne." La verità era che "l'Italia di Mussolini chiedeva solo di procedere li– beramente in un'Europa quieta e pacifica. Parità di diritti, parità di doveri, quest'era l'unica base giusta, su cui potesse fondarsi un'intesa duratura." Ma né la pace né la parità di diritti e doveri si sarebbero potute ottenere, se non fosse stato scartato "il criterio di una rigida e stretta applicazione dei trat– tati di pace." Al buon senso realistico ed umano dello spmto italiano ripugna il criterio per cui, invocando l'applicazione rigida e severa dei trattati, taluni pretendono ancora man– tenere una netta ed ingiusta separazione fra Stati vincitori e Stati vinti... I tr;ittati non sono eterni. Ma se vogliamo che essi siano il piu a lungo durevoli bisogna adat– tarli gradatamente tempestivamente, con senso di giustizia, ai nuovi bisogni e alle nuove realtà. Su di un punto Grandi si lasciò sfuggire un'ammissione. Disse che "l'Ita– lia era andata a Londra per conto proprio," e che c'erano stati momenti "d · · " d h · " d b rammat1c1, quan o pareva c e c1 potesse essere un accor o su una ase che la delegazione italiana aveva dichiarata inaccettabile." Ma anche sot– toposta ad una forte pressione, la delegazione italiana non aveva mai indie– treggiato: ... Meglio soli che diminuiti. Meglio soli che al rimorchio di altri. Meglio soli, individuati e individuabili, che compresi nel grigiore del compromesso... Non è stato forse l'isolamento una delle leggi 'fondamentali cui si sono ispirati, proprio nei mo– menti piu difficili della loro storia, i due piu grandi Popoli viventi, l'Inglese e l'Ame– ricano, e a questa parola "isolamento" non hanno essi dato con ammirevole orgoglio l'attribuito di "splendido"? Non è stato l'isolamento, ossia il carattere autonomo della sua politica, il segreto della fortuna millenaria del piccolo ma fortissimo (sic) Regno del Piemonte? Il problema per uno Stato è quello di essere forte (PI. 10 V-1930). Cinque anni prima, il 25 dicembre 1925, Mussolini .aveva detto che bi– sognava non prestare fede a un isolamento italiano. "Ogni tanto a qualche imbecille viene l'idea di proclamare ai quattro venti che l'Italia è isolata." Nel 1930 l'imbecille non era altri che il suo ministro degli Esteri. 215 Bibloteca Gino Bianco

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