Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Bib1 Preludio alla seconda guerra mondiale Al contrario Grandi era tutto sorrisi con MacDonald. Prima di lasciare Londra, gli disse che era disposto a raccomandare a Mussolini che finché restassero aperti i negoziati, il programma delle costruzioni navali italiane non dovesse superare quello dei francesi, cioè l'Italia doveva sospendere, rallentare o ridurre il suo programma nella ·stessa misura in cui consentisse a farlo la Francia (14 aprile; BD. pp. 354, 384). Cosf la Francia avrebbe sempre conservato il suo margine di superiorità; ma il principio della parità avrebbe vinto la prova. Tornato a Roma, vi trovò come disse all'ambasciatore britannico, " una atmosfera piuttosto eccitata." Era stata organizzata una campagna, con l'ap– poggio di alcuni ammiragli, per la costruzione di almeno 50.000 tonnellate di naviglio. Il Popolo d'Italia preoccupato della pericolosa situazione inter– nazionale, meditava pensosamente: Spirito Europeo, spirito della sventura! Ossia della decadenza di un mondo che sembra aver smarrito ogni principio morale, non solo, ma anche ogni fede nella vita ... Tra una guerra e l'altra l'Europa si inebria degli stupefacenti del pacifismo e della de– mocrazia ... Lo spirito antieuropeo dell'Italia odierna non è dunque una posa, ma una necessità di vita. Noi siamo antieuropei come siamo antitifici, antipestosi' ed anticole– rici, et similia. Non è dunque un amore di contrasti drammatici od uno spirito di contraddizione od un qualunque atteggiamento da cabotins piu o meno romantici o piu o meno satanici. L'Europeismo è una cocaina, ma che non è adatta per il sano e ro– busto lavoratore italiano. Grandi pregò l'ambasciatore britannico di far pervenire a MacDonald un "messaggio confidenziale" per fargli sapere ch'egli aveva fatto del suo meglio per attuare la promessa fatta nel loro ultimo incontro, ma, nonostan– te i suoi sforzi, il programma di nuove costruzioni era stato approvato. Però lui, nel discorso che si proponeva di pronunciare la settimana prossima alla Camera dei deputati, avrebbe tenuto un'intonazione moderata, specialmente riguardo alla Francia (3 maggio, BD. p. 354). MacDonald fu "alquanto sorpreso" dall'estensione del programma ita– liano annunciato proprio in quel momento. Se l'Italia era la prima a mettere mano alle costruzioni, non ci sarebbe stata piu alcuna speranza di tener indietro i francesi. Tuttavia pensava che il danno non sarebbe stato grave, purché il Governo italiano si astenesse dall'iniziare le costruzioni (7 mag– gio, BD. pp. 355-56). Grandi consenti: "Era l'ambizione della sua vita di arrivare ad un accordo con la Francia, non disperava affatto di riuscirvi, per quanto la strada potesse essere lunga e difficile" (BD. pp. 357, 364-65). Quando il bilancio del Ministero degli esteri fu presentato alla Camera dei deputati italiani (IO maggio), scoppiò una vera tempesta antifrancese. Furono passati in rivista tutti i punti di attrito fra Italia e Francia: il rifiuto della parità navale, i compensi territoriali promessi nel Trattato di di uomini, donne e fanciulli costituivano, a quanto sosteneva Mussolini, l'intera popolazione italiana nel mondo. 214 Gino Bianco

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