Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

La Conf~enza di Londra quelli del 1922, conservando cioè il rapporto cinque, cinque, tre, fra le loro marine. Ma non potendo fissare cifre precise, finché i francesi e gl'italiani non giungessero ad una conclusione, annunziarono che i negoziati sarebbero stati ripresi appena si fosse presentata un'occasione favorevole. L'unico uomo il quale pensò che "la conferenza non aveva costituito un insuccesso e che ne erano derivati molti vantaggi" fu MacDonald (BD. p. 310). Agl'italiani, condannati a leggere una stampa irreggimentata, fu detto che "l'esclusione della Francia dal trattato era un implicito riconoscimento di parità navale tra Francia e Italia da parte delle potenze oceaniche." La verità era che nessun principio di parità navale tra Francia e Italia e,ra stato ammesso, ma mentre pendevano ulteriori negoziati, l'Italia restava li– bera di raggiungere il livello degli armamenti navali francesi e anche di su– perarli, se... avesse avuto i denari per farlo. Per l'intera durata della Conferenza di Londra Mussolini si tenne lon– tano da tutti gli ambasciatori accreditati a Roma, si rannicchiò nel Ministero dell'interno, diffuse la voce che non s'interessava di affari esteri (BD. p. 257), e fu muto come un pesce. Parlavano invece i suoi dipendenti. Il 23 marzo Italo Balbo, allora ministro dell'Aviazione, in un discorso tenuto à Genova, descrisse nei seguenti termini l'eroica battaglia, che si combatteva a Londra: Le conferenze internazionali [...] non sono, prolungate nella incerta pace, altro che una sopravvivenza della terribile lotta combattuta nelle trincee. [...] Osservate, sono nostri commilitoni di guerra coloro che difendono a Londra in questi •giorni il pro– gramma navale d'Italia. [...] [...] Non vogliamo egemonia continentale, o Genovesi! Questo è il nostro grido di battaglia: Non ne vogliamo in terra, in mare e in cielo! Gli astuti ed agguerriti araldi della megalomania straniera tessono intorno a noi reti di inganni piu o meno sagaci. Sprecano il loro tempo. [...] [...] L'Italia di Mussolini rivendica a sé tutti i suoi diritti senza iattanza, ma senza timore. [...] Volente o nolente la vecchia Europa scaltrita, esperta nel raggiro, arbitra un tempo della politica del compromesso, è obbligata a prendere atto della nuova volontà italiana e a rinunciare alle formule ingannatrici. La Conferenza di Londra può fallire i suoi scopi o giungere a un accordo generale: in un caso o nell'altro si può stare certi che l'Italia non avrà receduto di un passo sul proclamato principio della parità a qualsiasi livello, anche il piu basso, accettato da un'altra Potenza continentale. Sono finiti per sempre gli anni del vassallaggio italiano sul mare: non vogliamo essere secondi a nessuno I [...] Prepariamoci intanto a sacrifici e a sforzi sempre crescenti se non vogliamo cedere le armi. Cedere le armi vuol dire morire. Tutta la politica dell'Europa è oggi in trava– glio. Non· conosciamo il destino che ci si prepara, ma, poiché .l'Italia non ha com– promessi, non ha legami, non ha pregiudizi, forse domani, nel giuoco degli interessi e delle costellazioni di Stati, potrà dire l'ultima parola; ma questa parola potrà essere detta e avrà valore soltanto se l'Italia potrà gettare sulla bilancia il peso di sessanta milioni di italiani strenuamente armati sulla terra, sul mare e nel cielo. 2 2 Lavoro, 25-III-30. Il testo pubblicato subito dai giornali parla di "60 milioni di uomi– ni," il che sembra sia un errore tipografico piu che un'esplosione di fantasia oratoria. 60 milioni 213 Bibloteca Gin9 Bianco

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