Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

r La parità navale italo-francese autorizzato a raggiungere quel livello quando e come avesse potuto, mentre i francesi non potevano mai alterarlo. Grandi disse all'ambasciatore inglese che in Italia l'idea di rinunziare ai sottomarini guadagnava terreno ogni giorno, ma qualora le richieste ita– liane di parità non fossero state accettate, l'Italia si sarebbe disinteressata di quel problema (22 novembre; BD. p. 148; PA. 1929, I, p. 287). E l'esperto militare del Corriere della Sera spiegò che, mentre i sottomarini potevano essere utili all'Italia in una "lotta disperata contro paesi piu forti quali gli Stati Uniti o l'Inghilterra," sarebbero stati inutili in una guerra contro la Francia: In un conflitto con la Francia il sommergibile non avrebbe influenza decisiva. Esso farebbe certamente del gran male a noi comt alla Francia, ma una rinuncia simul– tanea non sposterebbe i termini del problema navale né quello strategico generale. Viceversa, di &onte ai minori Stati che si specchiano nel Mediterraneo, il sommergi– bile costituisce per noi una complicazione, se non un pericolo, di cui faremmo volen– tieri a meno. Un Mediterraneo dal quale fossero spazzati via tutti i sommergibili sa– rebbe per noi, in qualunque caso, un campo d1 lotta di gran lunga preferibile ( CS. 24-XI-1929). Insomma i diplomatici italiani offrivano a Londra la abolizione dei sottomarini a patto che questa appoggiasse la loro domanda di parità colla Francia; ed offrivano ai francesi di non appoggiare gl'inglesi nella questio~ ne dei sottomarini, purché i francesi accettassero la parità navale. Com'era naturale, erano lasciati a sedere per terra e dagli uni e dagli altri, perché la loro posizione era assurda per due ragioni: 1) l'Italia non aveva le risorse .finanziarie per una gara di armamenti colla Francia; piu essa avrebbe aumentato, e piu l'altra avrebbe aumentato; a un certo mo– m~nto chi aveva minor fiato doveva arrestarsi; 2) costringendo i francesi ad aumentare la loro flotta per mantenere la superiorità sugli italiani, costoro andavano ad urtare anche con ame~icani e inglesi, che né volevano que– gli aumenti francesi, né erano interessati a volere gli aumenti italiani. Strin– gi, stringi, tutto si riduceva a una questione di prestigio per "le folle aspet– tanti." Grandi spiegò all'ambasciatore inglese che il Governo fascista, "cosf geloso del suo prestigio," non poteva rinunziare alla domanda di raggiun– gere, anche per le navi piu leggere, "la posizione- ottenuta da un precedente Governo non fascista per le navi da battaglia" (BD. p. 148). Il nodo venne al pettine quando i francesi fecero conoscere le loro con– troproposte (4 dicembre). Erano disposti in linea di principio ad accettare che fosse assegnato a tutti i paesi, compresa l'Italia, il dìritto di raggiungere un tonnellaggio massimo eguale per tutti: l'Italia poteva perciò se voleva (e se poteva) arrivare .fino al tonnellaggio non solo della Francia, ma anche degli Stati Uniti e dell'Inghilterra; ma in via di fatto, sarebbe stata asse– gnata a ciascuna marina una cifra piu bassa del massimo consentito a tutte; e ognuna avrebbe dovuto non superare tale cifra per un periodo di dieci 205 BiblotecaGino Bianco

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