Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

La parità navale italo-francese rifornimenti dai paesi d'oltremare. Quel bisogno fa equilibrio pienamente alla domanda francese di una marina superiore a quella dell'Italia, avendo la Francia due coste da difendere. Inoltre il Governo italiano sente che il principio della parità tra Gran Bre– tagna e Stati Uniti vale assai anche per l'Italia nella domanda di parità con la Fran– cia. Uno degli argomenti della Francia in favore di una marina piu grande dell'Italia è che la Francia ha colonie da difendere piu numerose e sparse per uno spazio piu vasto. La Gran Bretagna potrebbe far valere lo stesso argomento nelle sue discussioni con gli Stati Uniti. Il fatto che la Gran Bretagna abbia consentito alla parità con gli Stati Uniti dovrebbe consigliare la Francia a consentire alla parità con l'Italia. Il sottosegretario americano rispose che lui non poteva prendere partito nella controversia italo-francese, ma gli pareva che gli argomenti italiani man– cassero di solidità. La Gran Bretagna aveva un impero e colonie sparse in tut– to il mondo, e perciò era naturale che volesse evitare la esistenza nei mari che la interessavano di una flotta superiore alla propria, e gli Stati Uniti ricono– scevano la ragionevolezza di quella domanda. Ma l'Italia rispetto alla Francia non si trovava nelle stesse condizioni dell'Inghilterra di fronte agli Stati Uniti (24 ottobre; PA. 1929; I, pp. 269-70). Niente da fare, dunque, in America. Meglio tentare in Inghilterra. Grandi (30 ottobre) dette all'ambasciatore britannico una "informazione di grande interesse," pregandolo di considerarla come "strettamente confiden– ziale." Lui aveva fatto osservare al Duce che "l'unica potenza, contro cui i sottomarini sarebbero stati utili all'Italia, era la Gran Bretagna, e una guerra tra Gran Bretagna e Italia era inconcepibile." Perciò con notevoli sforzi aveva persuaso· Mussolini e le autorità navali italiane ad appoggiare nella Conferenza di Londra l'abolizione dei sottomarini: l'ambasciatore fran– cese era stato informato che i francesi non potevano piu contare sull'appog– gio _italiano in quell~ materia (BD. p. 132). Pochi giorni dopo, cambiamento di scena. Mentre ·Grandi e il ministro della Marina, erano favorevoli alla totale abolizione dei sottomarini, quest'opinione non era condivisa dallo Stato Maggiore della Marina; e Mussolini era diventato piuttosto dubbioso. Ma Grandi sperava di persuaderlo (11 novembre). L'ambasciatore britannico commentò che l'atteggiamento italiano nella questione dei sottomarini si sarebbe spostato secondo che il Governo francese fosse stato o no conci– liante verso l'Italia nella questione della parità (BD. pp. 134-35). Dato che non c'era da aspettarsi niente né da Washington né da Lon,– dra, non rimaneva che convincere Parigi: convincerla, ricorrendo ancora una volta alla tecnica infantile di dare addosso alla Jugoslavia, cioè battere la sella per far paura al cavallo. Il 4 novembre 1929 il- Segretario generale dell'Associazione Combattenti in presenza di Mussolini annunzi'ò che c'era– no in Italia 60.000 "anime ardenti," organizzate "in piu che un centinaio di gruppi," decise a "non rinunciare ad ogni speranza, e tenaci nel sostenere i diritti di tutti i popoli, non nel cattivo e demagogico spirito di Wilson, ma secondo il principio che non è possibile alcuna pace duratura se i confini 203 . BiblofecaGino Bianco

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