Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Prefazione ralmente polemizza aspramente contro gli scrittori, specie stranieri, che han– no esaltato Mussolini. A proposito del capitolo sulla propaganda vale la pena ricor1ar_el'i'm– portanza datagli da Salvemini. L'editore Laterza aveva proposto di rilegarlo nell'Appendice; e S. i'l 20 dicembre 1951 risponde che ~ ': chiaro cke quel ca– pitolo fa parte integrale della politica estera di Mussolini: esso spiega la po– polarità che l'uomo ebbe in tutto il mondo, e la facilità con cui poté fare il rodomonte a destra e a sinz'stra finché non si ruppe il collo. Senza quel ca– pitolo la gente si domanderebbe: ma come mai un buffone di quel calibro fu preso sul serio per tanti anni da persone serie? Salvemini sogna o è desto? Perciò ritengo che i'l capùolo è bene che resti' dove è." E ritornando sullo stesso argomento i'n altra lettera del 9 gennaio 1952 aggiunge: "In fondo è ben necessario spi'egare come un arfasatto come Mussolini' abbia po– tuto essere preso sul serio. Gli altri non erano meno arfasatti di lui, questo è sicuro: fra la prz'ma e la seconda guerra mondiale l'Europa ebbe una to– tale mancanza di uomi'ni di valore fra i suoi governanti: questi' si' dt'vt'sero in criminali' e scemi'. Ma questo non basta. Quegli scemi· e criminali' furono ingannati' per didassette anni· da un scemo_crimt'nale perché questi fu il piu intelligente di tutti nel vendere lucciole per lanterne. Se non si tiene conto di' questo fatto, i· successi di' }vfussolt'ninella polùica estera, per quanto successi' di' parata fino al 1935-36, non si spiegherebbero. Perciò mi pare che t'l capùo– lo deve rimanere dov'è come coronamento, di'rei cornicione dell'i'ntero edifi,zi'o." Però il favore incontrato da Mussolini all'estero non fu tutto frutto di propaganda. Intervenne altresi una larga coincidenza di interessi. Cosi l'osti– lità contro la Società delle Nazioni trovò faci'li consensi anche in Francia e in lnghi'lterra, che da una Società delle Nazioni· forse si attendevano una limitazi'one delle loro sovranità. Filofascisti erano gli ambienti conservatori per paura del bolscevismo, specialmente in lnghi'lterra, e qui'ndt' furono con Mussolini e Hùler. Sollevava l'entusiasmo in tutto t'l mondo, fra quei' "datori di lavoro," che avrebbero voluto vedere gli' scioperi prescritti e i salari tenuti bassi. Mussolini' faceva "cose meravt'gli'ose" e aveva ottenuto grandi suc– cessi' nel "disciplinare la nazi'one," cosi dichiaravano quei banchieri che gli' fecero prestùi, ri'cevendone una provvigi"one del 10% sulle operazioni'. Ma a quale rz'sultatoportarono i "miracoli" compiuti da questo "grande uomo?" "Egli· condusse alla rovina una nazione che credeva di indurre alla grandezza." In questo giudizio concorda anche Churcht'll, che, parlando del fascismo e del nazz'smo, ha scritto che "i due movi'menti apparentati erano destinati' a precipitare in breve i'l mondo in una odiosa lotta, di cui' nessuno può dire che è finita con la loro distruzione." Alla stessa conclusione arriva un alto magistrato, che nel secondo decennio del regime fascista annotò le sue impressioni·, e che nel- 1935 defini quanto fino allora era stato fatto "il fallimento di dodi'ci anni di' politi'ca estera fascista. 111 1 A. SERENAMoNGHINI, Dal decennale della catastrofe, Milano, Garzanti, 1953, p. 70. XVI BiblotecaGino Bianco

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