Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

I Trattati del Laterano Gli accordi del febbraio 1929 coii.starono di tre documenti: un trattato di conciliazione, una convenzione finanziaria e un concordato. Il trattato di conciliazione riguardava la posizione del Papa in Italia, quale capo della organizzazione internazionale cattolica. Il Governo italiano riconobbe esplicitamente il Papa non solo quale proprietario, ma anche quale sovrano indipendente sul Vaticano. Cos1, nel cuore di Roma, ebbe na– scita ufficiale uno stato lillipuziano, chiamato ufficialmente "Città del Vati– cano," indipendente da ogni sovranità italiana. Dal canto suo la Santa Sede riconobbe come legittimo il Regno d'Italia con Roma capitale. Insomma Pio XI scopri l'esistenza di un'Italia, che esisteva già da cinquantanove anni senza il suo permesso. E il Governo italiano scopd che il Papa esercitava la sovranità sopra una piccola area nel cuore di Roma, su cui per cinquanta– nove anni era vissuto come sovrano indipendente. Il cambiamento era solo formale. Le sostanze restavano immutate, salvo che il Papa veniva autoriz– zato ad emettere francobolli e cartoline postali, e in compenso il Governo italiano non sarebbe stato piu bollato dai predicatori cattolici fuori d'Italia come carceriere del Papa. Nessun italiano di buon senso poteva trovare da ridire su siffatta soluzione della Questione Romana. In base alla convenzione finanziaria, il Papa ricevé 1.800.000.000 di lire, 800.000.000 in contanti, e un miliardo in titoli di Stato italiani, che avrebbero dovuto fruttargli una rendita annua di 50.000.000 di lire. 10 La Legge delle Guarentigie del 1871 gli aveva concesso una rendita annua di dodici milioni, che era stata rifiutata dal Vaticano. Grazie alla convenzione finanziaria del 1929 il Vaticano ricevé un capitale che dava una rendita tre volte maggiore di quella che nel 1919 era ritenuta necessaria per le sue spese annue. Pio XI poté assegnare a ciascun Cardinale un "piatto," come si dice in linguaggio vaticano, di 40 mila lire all'anno, che corrisponderebbero og– gi a circa due milioni. Nessuna meraviglia, perciò, se il 14 febbraio 1929, Pio XI designò Mussolini come l"' uomo che la Provvidenza gli aveva fatto incontrare," e se il 9 marzo 1929 tutti i cardinali presenti a Roma in un indirizzo presentato al Papa, certificarono che "quell'eminente uomo di Stato" governava l'Ita– lia "per una decisione della Divina P~ovvidenza." Pare che la Divina Prov– videnza, per far conoscere le sue decisioni, abbia bisogno di adoperare troppo spesso dei veri e propri mascalzoni. Comunque il popolo italiano pp. 85-87). Nel suo discorso del 13 maggio 1929, Mussolini, per dimostrare la gravità e l'urgenza della Questione Romana da lui finalmente risolta, citò quello scritto, riassumendone le conclusioni con le parole seguenti: "Di notevole importanza fu un opuscolo Il Partito popolare e la Questione Romana, nel quale si affermava che bisognava riconoscere la sovranità della Santa Sede sui palazzi vaticani." Niente altro! Nella seconda edizione dei suoi discorsi, Gli accordi del Laterano, p. 161, il Duce riprodusse da quest'opuscolo le tre sole pagine in cui erano esposti gli argomenti in fa. vore della soluzione, domandata dal Vaticano, e aboli le altre sedici pagine che giustificavano lo scetticismo indifferente della conclusione. Cosi anche il presente autore passò alla storia come uno di quegli italiani, la cui coscienza era tormentata dalla Questione Romana. Il Duce era allergico alla verità. 10 Nel 1930 si disse che gran parte di quegli 800.000.000 cli lire, investite in titoli americani, erano dileguate in conseguenza del crollo americano avvenuto nell'autunno del 1929. 191 BiblotecaGino Bianco

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