Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Preludio alla seconda guerra mondiale mane dopo, alla Spezia furono ammazzate tredici persone. Nello stesso mese di gennaio, a Ravisondoli, negli Abruzzi, un gruppo di fascisti violarono due donne in presenza dei loro mariti imbavagliati e legati. I seguaci del Partito popolare soffrirono la loro parte di prepotenze delittuose. Preti fedeli al Par– tito popolare furono bastonati, banditi, feriti. Nello stesso 1nese in cui avvennero il fatti di La Spezia e di Ravisondoli, il cardinale Gasparri e Mussolini ebbero un'intervista segreta in casa del di– rettore del Banco di Roma, e convennero di risolvere la Questione Romana; inoltre Mussolini s'impegnò a salvare dal fallimento il Banco di Roma. La intervista tra Gasparri e Mussolini fu resa nota in una lettera diret– ta al giornale, Il Popolo di Roma, 22 agosto 1929, dal conte Santucci, che nel 1923 era presidente del Consiglio di Amministrazione del Banco di Roma. Secondo questa lettera, Gasparri e Mussolini avrebbero solamente convenuto che era venuto il momento di risolvere la Questione Romana. Nell'agosto 1929 Mussolini e Pio XI erano alle prese per la interpretazione degli accordi Lateranensi. L'Agenzia Stefani pubblicò la lettera di Santucci con una coda in cui si affermava: "Abbiamo pure la prova che durante l'intervista tra il cardinale Gasparri e Mussolini fu discussa la questione del salvataggio del Banco di Roma." Poiché era noto che i dispacci della Stef ani erano soggetti all'approvazione preventiva del Governo, era evidente che la responsabilità di questa nota risaliva a Mussolini. Questi aveva voluto ricordare a Pio XI quel suo debito di riconoscenza. Una settimana dopo il cardinale Gasparri confermò che il colloquio aveva realmente avuto luogo, ed era durato circa un'ora (Giornale d'ltali·a, 29-VIII-1929). Non smentf - cioè confermò - che si fosse parlato anche del Banco di Roma. In compenso raccontò che aveva manifestato a Mussolini la preoccupazione che il segreto sull'abbocca– mento non fosse mantenuto. Mussolini rispose: "Si smentisca." La storia non dice se il cardinale Gasparri gli fece osservare che smentire una notizia vera sarebbe stato violare quel comandamento che vieta di mentire. Il Governo italiano era già per legge autorizzato a sacrificare fino a 250 milioni di lire per sostenere istituti di credito, il cui fallimento potesse tur– bare troppo profondamente la vita del paese. Sul Corriere della Sera del 18 luglio 1926, De Stefani, che era stato ministro delle Finanze nel Gabinetto Mussolini dall'ottobre 1922 al luglio 1925, fece sapere che il Governo per salvare "due istituti" aveva dovuto sborsare al 20 giugno 1926 la bellezza di 2.102 milioni, di cui si poteva prevedere che fra i 1500 e i 1600 milioni sa– rebbero andati perduti. Uno dei due istituti era il Banco di Roma. Un secolo e mezzo prima, il Papa Pio VII trattava con Napoleone sulla esecuzione del concordato e per la incoronazione a imperatore, e nello stesso tempo domandava la restituzione dei territori che Pio VI aveva perduti nel Trattato di Tolentino, dato che la Santa Sede, privata delle rendite di quei territori, era nella "absolue impossibilité de subsister." Ma aveva cura di non intrecciare mai i negoziati politici sul problema territoriale coi ne– goziati religiosi sollevati dal concordato e dalla incoronazione. Tenendo di- 188 Biblot va Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=