Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

I Trattati del Laterano Al tempo di Pio IX le spese della Santa Sede erano coperte dall'obolo di San Pietro, dagli interessi dei titoli pubblici e privati in cui il Vaticano investiva i suoi risparmi, e da entrate minori provenienti dalla collazione dei titoli di nobiltà, dalle dispense matrimoniali, ecc. Pio IX lasciò a Leone XIII 30 milioni di economie. Nei primi tempi di Leone XIII l'obolo di San Pietro fruttò fino a 10 milioni annui, a cui contribuivano i francesi per un buon terzo. In occasione dei giubilei del 1886 e 1893, Leone XIII ricevé brevi manu circa 40 milioni di offerte straordinarie. Si procurò fama di avaro, perché ridusse le spese con inflessibile volontà, e tesaurizzò piu che poté. Ma investi vasti capitali nell'acquisto di case in Roma. Mentre prote– stava che Roma non doveva piu essere la capitale d'Italia, cercava di au– mentare le ricchezze della Santa Sede approfittando del fatto che Roma si sviluppava essendo divenuta capitale d'Italia. Ma il Papa, se è infallibile in questioni di dogma e di morale, non è tale in materia di finanze. La crisi edilizia sopravvenuta in Roma dopo il 1887 divorò molti capitali di Leone XIII. Inoltre il consiglio da lui dato nel 1890 ai cattolici francesi di accetta– re la repubblica raffreddò la generosità dei cattolici francesi, che essendo in grandissima parte monarchici intransigenti, gli si ribellarono. 5 Morendo, lasciò a Pio X una situazione finanziaria assai difficile. Questi visse alla giornata, vendendo per sopperire alle spese piu neces– sarie, gli oggetti di valore che i fedeli gli offrivano. Durante la guerra del 1914-18 e dopo la guerra l'obolo di San Pietro diminu1 assai in Europa perché tutti i belligeranti europei erano impoveriti. D'altra parte le spese aumentarono per le opere eccezionali di assistenza ai prigionieri di guerra, che Benedetto XV organizzò con grande generosità. Le congregazioni religiose francesi, che, nell'ultimo decennio del secolo XIX, avevano investito molti capitali in titoli russi, rimasero a mani vuote dopo la rivoluzione bolscevica. Le congregazioni dei paesi austro-ungarici, che avevano i capitali in titoli di rendita austriaca, ebbero lo stesso destino. Parecchie congregazioni religiose italiane avevano investito in titoli austro– ungarici gran parte dei loro fondi durante i primi anni della guerra mon– diale, perché prevedevano la vittoria dell'Austria e la sconfitta dell'Italia. Lo sfacelo dell'impero austro-ungarico le rovinò. Il Vaticano doveva salvare dallo sfacelo e dalla miseria centinaia di istituzioni 'religiose che prima con– tribuivano largamente a sostenerlo. Nell'estate del 1920 il Parlamento italiano approvò una legge che ob– bligava i possessori di titoli di rendita, pubblici o privati, a registrarli sotto il proprio nome affinché non si sottraessero alle imposte ·personali progres– sive. Il Vaticano e le congregazioni religiose, se avessero dovuto obbedire a quella legge, avrebbero dovuto intestare quei titoli, che ancora conserva– vano un valore, a _persone di loro fiducia, e queste di regola erano persone s J. DE NARFON, Léon XIII intime, pp. 148 sgg. L'autore attinse le sue informazioni al cardinale Mocenni, che era stato tesoriere della Santa Sede .sotto Leone XIII. 185 BiblotecaGino Bianco

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