Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Preludio alla seconda guerra mondiale nedisse la folla in Piazza S. Pietro. È vero che fece annunziare che la bene– dizione l'aveva impartita "con tutte le riserve in favore dei diritti inviolabili della Chiesa e della Santa Sede," e che "era diretta non solo ai presenti nella piazza San Pietro, non solo a Roma e all'Italia, ma a tutte quante le nazioni." Rimaneva il fatto che, a differenza dei suoi predecessori,, quella benedizione l'aveva data, e non ne aveva escluso né Roma né l'Italia. Insomma al violento conflitto di una volta era andato sostituendosi col tempo un pacifico modus vi·vendi·. De jure, l'ostilità tra Santa Sede e Go– verno italiano continuava; de facto si era raggiunta un'amichevole coabita– zione. La "conciliazione non concordata," che il buon senso italiano aveva preveduto quando fu fatta la legge delle Guarentigie,4 era oramai un fatto compiuto. Per conseguenza alcuni scrittori cattolici italiani, negli anni che segui– rono la guerra del 1914-18, scoprirono che il Papa non aveva bisogno di re– clamare tutti i territori da lui posseduti nell'Italia centrale prima del 1859, e neppure aveva bisogno di reclamare la città di Roma. Anche una nave o un'ambasciata sono considerate dal diritto internazionale quali territori na– zionali, indi pendenti da qualsiasi sovranità, tranne quella del loro paese. La Santa Sede avrebbe potuto accontentarsi se la sovranità del Papa fosse stata riconosciuta sopra il solo Vaticano. Il Papa godeva già l'uso di quell'area. Su di essa il Governo italiano non aveva mai esercitato sovranità. Bastava trasformare lo stato di fatto in istato di diritto, cioè riconoscere ufficialmente che il Vaticano possedeva e governava un territorio in miniatura, fuori del terrìtorio soggetto alla sovranità italiana. Quando il Governo italiano avesse riconosciuto la proprietà e la sovranità del Papa sul Vaticano, il Papa avreb– be riconosciuto come legittimo il Regno d'Italia. La Santa Sede non condannò né sconfessò mai questi scrittori, benché alcuni di essi fossero membri del clero. Era evidente che i loro scritti erano autorizzati. In Italia gli uomini di buon senso erano favorevoli a queste proposte, a condizione che la Santa Sede non reclamasse ulteriori concessioni. Tut– tavia i politici piu anziani erano d'avviso che la Legge delle Guarentigie avesse fatto buona prova nei precedenti 50 anni, e che non ci fosse alcuna ragione di modificarla. Infatti dopo cinquant'anni di proteste infruttuose, la Santa Sede si limitava ora a chiedere al Governo italiano di riconoscere la sovranità pontificia sul solo Vaticano. Lasciando passare ancora del tempo, la Santa Sede avrebbe ridotto ancora di piu le sue pretese. A questo punto ci si può domandare perché Benedetto XV e Pio XI erano diventati cosf desiderosi di risolvere la Questione Romana, invece di continuare a godersi la situazione cosf comoda, che si era andata creando nel mezzo secolo precedente. Bisogna fare un poco di materialismo storico piuttosto maccheronico. 4 CHABOD, Storia della politica estera italiana, I, pp. 214 sgg. 184 Biblo eca Gino Bianco

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