Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Il patto Kellogg a cui dovrebbe conformarsi la conferenza del disarmo, cioè la riduzione degli arma– menti al limite minimo compatibile con le esigenze della sicurezza. 4 Parlando alla Camera (8 dicembre) Mussolini si vantò di aver messo termine definitivamente all'" infausto e infame periodo," in cui il Governo italiano cercava di fare dei "giri di valzer" con tutte le Grandi Potenze europee nello stesso tempo. Lui non ballava con nessuno. Era solo. E parlò del Patto Kellogg: Siamo tutti per la pace. Abbiamo firmato il patto Kellog. L'ho definito sublime; lo è in realtà; tanto sublime che potrebbe anche essere chiamato trascendentale. E se domani altri patti fossero in vista, noi ci affretteremmo a fumarli... Ma al di sopra, al disotto, o di fianco a questi patti, è una realtà che non dobbiamo ignorare, se non vogliamo commettere un delitto di lesa nazione. E la realtà è questa, o signori, che tutto il mondo arma! Le cronache dei giornali registrano ogni giorno i vari dei sottomarini, degli incrociatori e di altri arnesi pacifici di guerra. Avrete certamente seguito le discussioni svoltesi in altri Parlamenti, dalle quali discussioni risulta che il numero dei cannoni, e delle baionette è in aumento. Non bisogna farsi illusioni sullo stato politico generale dell'Europa. Quando si avvicinano le tempeste, è allora che si parla di quiete e di pace, quasi per un bisogno profondo dello spirito. Noi non vogliamo turbare l'equilibrio europeo, ma dobbiamo essere pronti. Nessuno quindi di voi si stupirà, e nessuno nella nazione dovrà stupirsi se io, a convalescenza inol– trata o ultimata, chiederò un altro sforzo alla nazione per mettere al punto giusto le forze della terra, del mare e del cielo (PI. 9-XII-1928). Chi ritorna agli accordi italo-jugoslavi del novembre 1922 (vedi pp. 37- 38) e ai Patti di Locarno del 1925 (vedi pp. 69-70) vede che Mussolini ripeté col Patto Kellogg la stessa procedura: firmava il patto, e poi se ne faceva gioco. Potevano tali patti essere piu che vane burle, quando uno dei firmatari proclamava, subito dopo avere firmato, che non prendeva sul serio il proprio impegno? Tutti i negoziati e convenzioni per l'arbitrato obbliga– torio, la limitazione o riduzione degli armamenti, la garanzia di confini, la revisione di trattati, presupponevano quello che si chiamava "disarmo mora– le." Finché il sabotaggio del "disarmo morale" era perpetrato da individui privati o da partiti politici, in paesi liberi, il male, per quanto grande, non era irreparabile. Il male assumeva proporzioni disastrose, quando uomini di governo responsabili davano apertamente una mano al sabotaggio. Certamente, nessun uomo di governo degno di questo nome avrebbe potuto dormire sul Patto Kellogg, o su qualsiasi altro documento simile. Pregate il Signore e tenete le polveri asciutte. Ma altro è rifiutare il com– portarsi come un sonnambulo, altro sabotare deliberatamente e clamorosa– mente ogni tentativo di evitare il precipizio della guerra, anche se si tratta di tentativi impotenti. Mussolini, l'uomo di governo responsabile, sabotò tutti i tentativi di questo genere con la stessa sadica furia, con cui nei suoi anni giovanili aveva fatto l'apologia delle bombe lanciate nei teatri affollati. Per colmo di sventura l'uomo assegnava quel compito a un paese, che 4 Papers regarding tbe limitation of armaments, London, 1928, Cmd. 3211, pp. 39-43. 177 13 B ....,.'°''"eca Gino Bianco

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