Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Preludio alla seconda guerra mondiale accettava definitivamente il confine del Brennero. Vero è che una promessa non valeva per lui piu che valesse per Mussolini. Mentre negoziavano il Patto Kellogg col Governo di Washington, Briand e Chamberlain negoziavano per proprio conto, dietro alle spalle del Governo di Washington, un altro patto la cui parte essenziale era costituita dall'impegno preso dal Foreign Office di appoggiare i francesi nella que– stione degli armamenti terrestri, mentre il Quai d'Orsay avrebbe appoggiato il Foreign Office nelle trattative navali con gli Stati Uniti. Quando quest'accordo segreto venne alla luce per un errore di un fun– zionario francese, il Governo americano cominciò col dichiarare che "non capiva bene" il significato del patto, e chiese una "spiegazione." Ottenuta la spiegazione e il testo completo del patto, rifiutò di considerarlo anche solo· come base di discussione (PA. 192'8, I, pp. 264, 285). L'accordo franco-britannico fu un grave colpo per Mussolini non meno che per il Governo americano. Il sottosegretario Grandi disse all' Ambascia– tore americano che "il significato politico del fatto che Inghilterra e Francia avessero concluso questo accordo all'insaputa dell'Italia, era piu importante per l'Italia che il lato tecnico dell'accordo." Lui sospettava che si fosse rag– giunta qualche intesa tra Inghilterra e Francia anche sulle forze terrestri (18 settembre, PA. 1928, pp. 280-81). Uno scrittore americano di questioni internazionali, Frank H. Simonds, nel numero del dicembre 1928 della Review of Reviews (p. 612), qualificò la convenzione anglo-francese come "il massimo di tutti gli scacchi italiani": Esso distrugge completamente ogni speranza italiana di una alleanza con la Gran Bretagna contro la Francia. Tutti gli sforzi italiani, a Londra e a Berlino, per fare una specie di alleanza sono falliti... La politica estera fascista, malgrado successi inci– dentali, si è risolta in un grande fallimento. Essa ha sfidato apertamente la Francia, e il risultato della sfida è stato sfortunato. Mussolini non era uomo da scoraggiarsi. Anzi pensò che fosse giunto il momento di avanzare ufficialmente la sua richiesta di parità negli arma– menti con la Francia. Quindi, in una nota del 6 ottobre 1928, annunciò che il Governo italiano non poteva consentire ad una discussione separata del problema navale. Il problema degli armamenti si doveva considerare nel modo piu ampio e piu logico sotto tutti i suoi aspetti: militare, navale, aereo. Il Governo italiano era disposto a priori ad accettare, quale limite dei propri armamenti, qualsiasi cifra, per quanto bassa, purché quella cifra non fosse superata da nessun'altra potenza continentale europea, cioè dalla Francia: Nulla potrebbe fornire una piu chiara prova della sincera intenzione, che ani– mava il Governo italiano nel trattare questo problema. Non è possibile applicare, in modo piu completo, il principio posto nell'art. 8 del Patto della Società delle Nazioni, 176 BiblutecdGino Bianco

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