Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Preludio alla seconda guerra mondiale l'impresa. In Italia nessuno legge i giornali scandinavi, pochi leggono la stampa tedesca, molti invece i giornali francesi. In conseguenza si rovesciò sulla Francia una valanga d'insulti fascisti. Il peso massimo e attore cinema– tografico, Maciste, scrisse al giornale Impero (15-VII-1928), offrendo "il suo braccio d'acciaio per spaccare la faccia a quei signori francesi." Due redattori dell'Impero, che non erano attori cinematografici, ma specialisti in questioni d'onore, sfidarono a duello tutto lo stato maggiore del giornale parigino Le Matin. Poiché nessuno li prese sul serio, allargarono la sfida. Sei o do– dici giornalisti italiani si sarebbero messi contro un ugual numero di giorna– listi francesi con pugnale e spada: una nuova Disfida di Barletta. Un ge– nerale, il cui nome merita di essere tramandato negli annali della umana scempiaggine - Giovan Battista Raimondi -, mandò per telegrafo ai due redattori un abbraccio per il loro eroismo. Finalmente a qualcuno balenò l'idea che gl'italiani dovessero andare a Parigi non proprio ad uccidere i "venali avventurieri" del Matin, ma almeno a sferzare "le loro livide facce." I due redattori dell'Impero ritennero che un'azione di quel genere non fosse abbastanza eroica, e la faccenda finf senza spargimen~o di sangue. Il baccano provocato da questa tragicommedia non si era ancora cal– mato, quando gli studenti italiani in camicia nera, che partecipavano alle gare sportive universitarie internazionali a Saint-Ouen in Francia, furono sonoramente fischiati da migliaia d'italiani antifascisti che erano andati là a questo scopo. I fascisti, toccati sul vivo, ricorsero ai pugni. Il pubblico reagL Intervenne la polizia, e pare che trattasse i fascisti "troppo brutalmente." Le camicie nere italiane lasciarono Parigi indignate. Al loro arrivo a Roma, fu– rono accolte dal Segretario del Partito, che pronunciò la seguente allo– cuz10ne: Salutiamo in voi, piu che i campioni della pista e della corsa, i lottatori che hanno tenuto duro in terra di Francia. Il pugilato non era stato incluso nel vostro programma. Le circostanze, e specialmente la mancanza di comprensione e di cortesia dimostrata dal pubblico francese, vi hanno trasformati in un batter d'occhio in lotta– tori. Questa lotta non era di natura sportiva, ma politica. Prima della vostra partenza vi avevamo ripetutamente raccomandato di non provocare alcuno, ma di sopportare tutte le dimostrazioni, anche quelle che potessero apparire di carattere provocatorio. Ma vi avevamo anche· detto che se qualcuno avesse cominciato a pestarvi i piedi, voi dovevate ripagarlo della stessa moneta. E non erano i vostri piedi che certi bastardi e idioti volevano pestare. Volevano calpestare la nostra sacra fiamma di giustizia e di · passione. Avete fatto bene ad affrontare l'urlante branco di lupi e a vuotare lo stadio con i vostri pugni. Queste furono le parole riferite dal Corriere della Sera (23-VIII-1928). L'Impero (23-VIII-1928) attribuf all'oratore uno sfogo piu truculento: ... La Francia di tutte le libertà può oggi concedersi la vergogna di calpestare tutti i diritti elementari ... 174 Ma chi è forte può concedersi il lusso di non raccogliere le provocazioni idiote. Il contrasto fra la civiltà fascista e la civiltà di altri popoli sarà risolto dal de- Bib VL l_;a Gino Bianco

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