Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Prefazione Per riuscire in questo è indispensabile avere un gran fiuto onde sceverare il vero dal falso, le notizie importanti e genuine da quelle tendenziose, pro– pagandistiche e reclamistiche. Ma a Salvemini non mancava in ciò un in– tuito veramente straordinario. Su queste fonti quindi poggia la ricostruzione del S., che analizza il personaggio, le sue idee originarie, i cambiamenti successivi di esse, la sua assoluta impreparazione in politica estera, l'ignoranza delle linee generali della situazione internazionale, e quindi la sua impossibilità di infilare la via giusta, i cambiamenti improvvisi· di dfrettive, i mezzi e soluzioni contrastanti. La spiegazione di tutto questo ce la dà il criterio fondamentale, che il Salvatorelli ha indicato nel "prestigio personale." Quello che Mussolini cer– cava erano successi immediati, "da sfruttare," come scrive Guariglia, "ai fini del consolt"damento interno del Paese e non sempre si curava se questi successi fossero reali o apparenti, effimeri o duraturi"; bastava che servis– sero "ad illudere le cosidette masse, che naturalmente nulla possono com– prendere dei complessi fenomeni internazionali e discernere in essi il vero dal falso, l'illusorio dal reale, il. transitorio dal permanente. 11 Questione di puro prestigio furono per esempio l'impresa di· Corfu, che si risolvette in una ritirata, e l'insistenza sulla parità navale éon la Francia, che non approdò a nulla, all'infuori della parità teorica, e della disparità effettiva. In sintesi, co– me scrive S., "Mussolini tendeva a raggiungere due scopi - primo e piu importante - richiamare ogni giorno in tutto il mondo l'attenzione del pubblico su di sé, poi, per citare la frase coniata dai suoi interpreti, impedire la cristallizzazione della situazione europea. In altre parole, cercava di tenere l'Europa in uno stato permanente di disordine, che un giorno o l'altro gli permettesse di arraffare qualche cosa in qualunque parte. Politica di improvvisazione senza scopi definiti. Ogni improvvisazione doveva rag– giungere risultati grandiosi ... In realtà ogni improvvisazione approdava a nulla." Pensava che astuzia e furberia fossero i migliori mezzi per ottenere il successo e dimenticava che le relazioni con l'estero si basano su un rapporto di forze, ~ che non poteva indurre gli stranieri ad obbedire ai suoi voleri, rompendo loro le teste come aveva fatto con gli italt'ani. In– somma, come dice Guariglia, "il concetto mussoliniano era basato su un errato calcolo delle forze altrui." Considerava l'Italia come se essa fosse un megaterio in un_mondo di gazzelle, mentre l'Italt'a era una gazzella in un mondo di megateri. Quindi Mussolini non era adatto a fare della politica estera. In una conversazione confidenziale con Ugo Oietti dell'ottobre 1924, Alberto Pirelli confessa "che Mussolini· è stato una delusione ..., è rimasto romagnolo, gior– nalista puntiglioso, teatrale e vanitoso" (Corriere della Sera, 4 ottobre 1953). Raffaele Guariglia, che fu al Ministero degli Esteri nel primo decennio fascista e qui·ndi conobbe da vicino l'azione di Mussolini, nei suoi Ricordi (p. 73) dichiara che a quell'uomo mancavano "alcune delle qualità dell'uo– mo di stato (cioè la pazienza nel sopportare certe situazioni e la fred- XIV BiblotecaGino Bianco

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