Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Capitolo diciannovesimo Il Patto Kellogg Frattanto, le cancellerie discutevano la proposta fatta dal Governo de– gli Stati Uniti nel dicembre 1927 che tutti i paesi condannassero la guerra e s'impegnassero a rinunciarvi come mezzo per la difesa o l'incremento degl'interessi nazionali. Com'era prevedibile, la stampa italiana fu unanime nel deridere "questo nuovo prodotto della mentalità democratica." Come nazione che ha tratto dalla guerra non un femmineo e sterile orrore per la malvagità umana ma un alto insegnamento morale, noi italiani fascisti ci opponiamo a questa cloroformizzazione democratica dei popoli... Disarma gli ingenui e spinge gli astuti ad azzannare. Chi si fa pecora - dice il proverbio - il lupo lo mangia (Teve– re, 3-1-1928). Ritorna lo spirito, o lo spettro, di Wilson, coperto di un nuovo candido man– tello. La democrazia degli Stati Uniti d'America, plutocratica, onnipossente, conqui– statrice, inizia la sua nuova offensiva contro la tradizione politica europea (CS. 5-1-1928). In America le elezioni si fanno a base di spettacolosi cortei coreografici (...). Fatte le elezioni presidenziali in America, si può agevolmente prevedere che il progetto della "guerra fuori legge" sarà passato agli archivi, forse dagli stessi americani, con una disinvoltura simile a quella con cui si ignorò la Società delle Nazioni e tutta la sua mitologia dopo avere inventata e l'una e l'altra . ... L'opinione pubblica italiana non si appassionò mai a questa materia; ne av– verti sempre l'inconsistenza e, oggi, ne scopre la natura strettamente americana e lo scopo meramente elettoralistico ( ...). Ora l'Europa non è ancora una sezione elettorale della grande repubblica; e la pace e la guerra sono per il vecchio contin6nte motivo di meditazione assai circospetta (Tevere, 27-VI-1928). Viceversa Mussolini diede istruzioni al suo sottosegretario Grandi 'di annunciare all'Ambasciatore americano che il ministro degli Esteri italiano "non poteva non considerare con simpatia" la proposta americana (2 mag– gio). E Grandi "ebbe appena bisogno di assicurare l'Ambasciatore che l'Italia, fedele alla politica costantemente seguita, aveva accolto con viva simpatia l'iniziativa americana e offriva molto volentieri la sua cordiale col– laborazione per raggiungere un accordo" (4 maggio). Ma nei giorni che precedettero e seguirono immediatamente la firma 172 Bib1uL~caGino Bianco

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