Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Etiopia esse associato o come dominio diretto o come territorio gravitante nell'orbi– ta italiana. Occorre non dimenticare - scriveva che esiste anche per noi la necessità di formare un vero e proprio esercito nero, della cui forza e del cui valore abbiamo del resto già sperimentato da lungo tempo i vantaggi, perché proprio dall'Eritrea abbiamo tratto i migliori combattenti per la Libia (Ricordi, pp. 171, 769). Orbene nella organizzazione interna dell'Etiopia aveva cominciato a delinearsi quel movimento, che era stato caratteristico in Europa della for– mazione di tutti gli Stati moderni, cioè "la lotta fra i diversi poteri feudali e l'autorità centrale imperniata nel Monarca." Per questo processo inelutta– bile e per l'abilità dell'attuale imperatore, l'Etiopia tendeva a presentare alla penetrazione italiana un ostacolo di gran lunga piu grave che alcuni anni prima. Mentre la politica francese favoriva la riorganizzazione centra– lista del paese, doveva il Governo italiano adottare una politica analoga, op– pure prolungare nel paese, per quanto fosse possibile, la lotta fra feudali– smo e monarchia, "conservarvi l'anarchia," e cosI "indebolire il paese e ren– derlo meno pericoloso" per le confinanti colonie italiane? Una "decisiva soluzione" non poteva essere presa, se non d'accordo col Governo inglese, del quale Guariglia non si domandava se avrebbe guardato con occhio favorevole la formazione in Etiopia sotto ufficiali italiani di un esercito nero, che avrebbe minacciato precisamente le colonie inglesi. Se il Governo inglese - osservava Guariglia - non intendeva per ora adottare quella soluzione, non rimaneva al Governo italiano che aspettare. Frattanto non si doveva continuare nella "tisica politica" condotta fino allora. Biso– gnava assumere un "atteggiamento energico," dando COSI"alle popolazioni etiopiche malcontente e ai capi locali la sensazione che vi era ancora un grande paese cui far capo: l'Italia," e cosi prepararsi la via a riprendere quando fosse possibile quella "politica periferica" che la forza delle circo– stanze non consentiva ora di attuare. Bisognava tenere un contegno freddo e misurato verso l'Imperatore, giungendo perfino a minacciare la denunzia del patto di amicizia italo-etiopico. E bisognava venire ad un accordo col Governo francese, per trovare da quella parte la via libera al momento op– portuno. Quanto a Mussolini, per lui fare e disfare era tutto un lavorare. E non è detto che la sua volubilità, almeno su quel punto, fosse fatta per dispia– cere a Guariglia. 171 · BiblotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=