Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Etiopia alla Società delle Nazioni, dando all'accordo anglo-italiano una interpreta– zione autentica, dichiarò che il Governo britannico aveva solamente voluto assicurarsi che nessuna opposizione italiana avrebbe intralciato i desideri britannici, e aveva dato in compenso agli italiani la certezza che non avreb– bero incontrato nessuna opposizione britannica alle concessioni da essi desi– derate; ma il Governo etiopico restava l~bero di fare o no le concessioni ri– chieste, e la sua indipendenza non era in alcun modo menomata. Una dichia– razione analoga rese di pubblica ragione il Governo italiano in una nota del 7 agosto. E cosf l'incidente fu chiuso,3 rimanendo Mussolini a mani vuote, mentre sir Austen digeriva i petroli di Mossul. Sulla fine del 1926 fu mandato in Etiopia, come Ministro d'Italia, Giu– liano Cora. Questi aveva servito in Etiopia durante la prima guerra mon– diale, quando il Ministro italiano Colli prendeva parte preminente nel fare arrivare Ras Tafari alla reggenza dell'impero. Era conosciuto personalmente da Ras Tafari, e ne godeva la fiducia. Era persuaso che non c'era nulla da guadagnare a intrigare in quel paese feudale contro il Governo centrale con ras indisciplinati. Meglio era coltivare con Ras Tafari rapporti di buona fede, ottenendo da lui, senza interventi di terzi incomodi, concessioni utili ad una pacifica penetrazione economica italiana nel paese. Essendo riu– scito a dissipare in Ras Tafari i sospetti e il malcontento sollevati dagli ac– cordi anglo-italiani del dicembre 1925, Cora persuase Ras Tafari ad accet– tare l'idea di una strada camionabile, da est ad ovest, che avrebbe dovuto, è vero, attraversare il terribile deserto della Dankalia, ma avrebbe congiun– to il porto italiano di Assab con una delle regioni piu popolate e piu ricche dell'Etiopia orientale, avente il centro a Dessiè. Cora si era avvisto di quanto era rimasto ignoto a Roma, che cioè le ferrovie stavano per essere messe fuori combattimento dalle strade camionabili. La strada sarebbe stata costruita a spese del Governo italiano dal porto di Assab alla frontiera etiopica, e a spese del Governo di Addis Abeba nel territorio etiopico. Quindi. la sovra– nità etiopica al di là della frontiera italiana sarebbe rimasta illesa, mentre l'accordo anglo-italiano del dicembre 1925 la faceva saltare per aria in tutta l'Etiopia. Se le parole fossero state seguite dai fatti, era facile prevedere che Addis Abeba non avrebbe potuto fornire né i capitali né la direzione tecnica per la costruzione sul proprio territorio, e avrebbe domandato al Governo italiano di supplirli. Cora negoziò anche uno di quei patti di mutua ami– cizia e di arbitrato, che si usavano allora.4 3 TOYNBEE, Survey of International A/fairs, 1927, pp. 224-27. 4 Il negoziato, come racconta CoRA, Attualità del Trattato Italo-Etiopico, p. 19, durò "oltre un anno e mezzo," Dunque le trattative furono iniziate subito dopo il suo arrivo ad Addis Abeba, cioè sul principio del 1927. Cora (pp. 16-17) racconta che nel maggio 1927, una missione italiana formata dal Duca degli Abruzzi, dal Governatore dell'Eritrea e da Raffaele. Guariglia (l'esperto in affari coloniali nel Ministero degli esteri italiano), visitò solennemente il Reggente ad Addis Abeba; nelle conversazioni si venne a parlare ctella convenzione stradale e del patto di amicizia; il Reggente incaricò lo stesso Cora di mettere la missione al corrente delle trattative: "raro esem– pio di assoluta fiducia e accordo con un rappresentante estero, tanto che il Duca ne rimase col– pito." Invece Guariglia, scrivendo di quella missione (Ricordi, pp. 54-56), non ricorda neanche il Ministro d'Italia ad Addis Abeba, anzi racconta che la convenzione per la strada "usd" dalle 169 BiblotecaGino Bianco

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