Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

· La "orazione" del 5 giugno 1928 sogno di cervello. Disgraziatamente, i loro cuori stavano al posto buono, ma i cervelli non stavano in nessun posto. Reclamando in termini generali una "revisione dei trattati" senz'alcuna proposta di revisioni specifiche, aggrava– vano la confusione e l'animosità già esistente nell'atmosfera internazionale e rendevano una situazione già critica anche piu disperata. Su un solo punto Mussolini fu abbastanza esplicito. Affermò che l'Un– gheria poteva contare sull'amicizia dell'Italia. "È lecito dire che le disposi– zioni territoriali del Trattato del Trianon hanno inciso troppo profonda– mente nella sua carne." Queste parole erano dirette contro la Piccola Intesa. Per l'oligarchia magiara - la piu ciecamente nazionalistica d'Europa - la "revisione" del Trattato del Trianon significava il suo totale annullamento e il ritorno sotto il tallone magiaro di tutte le popolazioni latine e slave che in passato erano state soggette alla "Corona di S. Stefano." Significava la distruzione della Romania, della Jugoslavia e della Cecoslovacchia. Si– gnificava incitare gli elementi piu turbolenti in Germania, in Ungheria ed in Bulgaria, accrescendo l'agitazione in Europa. Nel 1919-20 Mussolini aveva scagliato contro Gran Bretagna, Francia e Stati Uniti epiteti quali "lupi, volpi, sciacalli" e aveva chiesto insistente– mente che si tendesse una mano per aiutare le nazioni "proletarie" - Ger– mania, Russia, Ungheria e Bulgaria - contro le "capitaliste" - Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti - che vietavano all'Italia di annettersi Fiume, la Dalmazia e territori nell'Asia minore e nell'Africa. Ora gli sfoghi irre– sponsabili del giornalista agitatore erano ripetuti in forma piu consona alla mutata situazione del loro autore. Odiava la "staticità" internazionale. L'Eu- d . d. "fl " 1 " . " ropa oveva restare m uno stato costante 1 usso ; se a tens10ne scom- pari va, lui avrebbe perduto ogni speranza in una "piu equa distribuzione" dei territori. Dopo questo discorso del giugno 1928, la revisione dei trattati, anche per mezzo della guerra, diventò uno strumento riconosciuto della politica nazionale italiana. 6 Cinque settimane dopo, uno fra i ministri di Mussolini, Giuriati, par– lando a Bolzano (13 luglio), proclamò che la guerra del 1914-18 non era stata una "guerra" ma una "battaglia"; vinta quella "battaglia" l'Italia pro– gettava di "riprendere la marcia in avanti." Guariglia definisce l'appoggio dato da Mussolini al revisionismo ma– giaro come niente altro che donchisciottismo inconcludente, salvo che il Governo italiano si mettesse senz'altro a servizio della Germania. Ma Gua– riglia seguf "senza difficoltà" quelle direttive, convinto che non avrebbe fatto male a nessuno finché l'Ungheria non avesse esagerato (Ricordi, pp. 74-75): cioè la politica italiana verso la Germania e la Francia era resa dipendente dalla intensità del revisionismo magiaro! E pensare che quella politica estera pretendeva di essere la quintessenza del realismo e del sacro egoismo! 6 MACARTNEY e CREMONA, Italy's Fo~eign and Colonial Policy, pp. 197-98. 167 BiblotecaGino Bianco

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