Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Preludio alla seconda gue,-ra mondiale chiede sia in quello che deve concedere le revisioni. Chi invece associa una richiesta di revisione con la minaccia di guerra, incoraggia ovunque gli spiri– ti bellicosi e indebolisce i gruppi disposti a negoziare. Una revisione pacifica dei trattati si può compiere solo mediante la graduale eliminazione delle cause di attrito, una dopo l'altra, accontentandosi di risultati lenti e fram– mentari - spesso sproporzionati agli sforzi richiesti per ottenerli, e facendo meno chiasso che sia possibile. Non solo le "giuste revisioni" di Mussolini accompagnate dalle minac– ce di guerra, non avviavano verso la soluzione di nessun problema, ma Mus– solini invocava una "revisione dei trattati," in termini generici, senza indi– care nessun torto specifico del quale fosse urgente la correzione. Chi, nei rapporti internazionali, esplora uno "specifico problema" allo scopo di tro– vare per esso una "specifica soluzione," crea intorno a quel problema una corrente di opinione bene informata che esercita una pressione utile nel giusto senso. Insistendo su quella "soluzione specifica" disperde la nebbia delle domande vaghe, e costringe i gruppi bellicosi nei paesi interessati a venir fuori all'aperto, a definire la soluzione che essi realmente vogliono, e quindi a smascherare e screditare le proprie intenzioni. C'era in Europa chi voleva la revisione dei trattati per correggere gli errori, e chi la voleva per provocare maggiori ingiustizie. I democratici e i socialisti francesi ammettevano che c'erano nel Trattato di Versailles clau– sole che si sarebbero dovute rivedere per placare i tedeschi, mentre i nazio– nalisti francesi sostenevano che il trattato doveva essere riveduto perché non era stato abbastanza rigoroso. In Germania c'era chi aveva rinunziato all' Al– sazia-Lorena, ma non poteva tollerare l'idea che i francesi fossero accam– pati nella Saar e sulla riva sinistra del Reno, ma c'era pure chi reclamava il ritorno non solo della Saar e della riva sinistra del Reno, ma anche dell' Al– sazia-Lorena. Se fosse stato in buona fede, Mussolini avrebbe messo in luce il fatto che la revisione del Trattato di Versailles era cominciata appena il trattato era stato firmato e, un passo alla volta, senza minacce e senza far chiasso, le clausole che avevano bisogno di revisione venivano modificate o lasciate cadere in oblio. Anche i pacifisti in tutto il mondo facevano la campagna per la "revi– sione dei trattati," e anch'essi - non per mala fede, ma per stupidità - si astenevano, come Mussolini, per mala fede, dal definire con esattezza i punti da rivedere e le revisioni necessarie. Un lavoro di questo genere ri– chiedeva sforzi intellettuali, di cui non erano capaci. Era piu facile rimanere nelle nuvole delle buone volontà. Specialmente i pacifisti americani avreb– bero potuto trattare i problemi europei in una disposizione di animo indi– pendente e sereno. Gli Stati Uniti non avevano nessun interesse diretto in alcun problema europeo, eccetto quello della pace. I pacifisti americani non erano assillati dalle locali passioni europee, e non avevano bisogno di nes– sun coraggio per superare gli egoismi nazionali europei. Avevano solo bi- 166 BiblotecaGino Bianco

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