Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

La "orazione" del 5 giugno 1928 Non perché essi avessero torto, ma perché erano vinti, i vinti furono mutilati e coperti di catene. Non perché avessero ragione, ma perché erano i vincitori, gli altri li tennero con le ali tarpate, col ginocchio sul petto e con la spada sguainata puntata alla gola. Questa è la legge della storia, ed è inutile ragionare contro di essa. Ma la storia dimostra pure che i popoli, i quali hanno conservata intatta nella sconfitta la coscienza della loro dignità storica, hanno sempre ricuperato ciò che loro apparteneva e trovato il loro posto nel mondo. La storia insegna pure che non ci sono sistemi perpetui né rigidi. S'intessono e si distruggono alleanze. Un popolo, che è momenta– neamente caduto, può risalire rapidamente con l'appoggio di nuove formazioni inter– nazionali. Queste dottrine e "non le vie demagogiche che conducono a Ginevra e che partono da Ginevra" racchiudevano il segreto della vita e della po– tenza.2 I funzionari italiani nella Società, "con grande costernazione dei loro colleghi, si consideravano sempre piu rappresentanti nazionali, propagandisti fascisti, insomma agenti italiani entro il Segretariato. 113 Una legge italiana del 27 giugno 1927 fece obbligo ai cittadini italiani, che desiderassero prestar servizio presso istituti pubblici internazionali, di ottenere il permesso del Ministero degli esteri e di abbandonare quel servizio per ordine del Governo. Cosf funzionari, che dovevano prestare giuramento di fedeltà ai principi della Società, diventarono ufficialmente agenti del Governo fascista entro il Segretariato della Società. "La evoluzione raggiunse il culmine con la no– mina (nel 1927) del marchese Paolucci de Calboli Barone alla carica di Sotto– segretario generale per l'Italia. " 4 Costui infranse tutte le tradizioni del Segretariato, tutte le disposizioni scritte e non scritte, e organizzò i funzionari italiani in una specie di cellula... Alcuni degl'ita– liani arrivavano al Segretariato con il distintivo del Partito fascista all'occhiello... An– che il nuovo Sottosegretario portava il distintivo del partito. 5 Sir Eric Drummond non si curò mai di siffatti insignificanti sviluppi. Ed ecco che nella "orazione" del 5 giugno 1928, il Duce dichiarò so– lennemente che chiunque accusasse il Governo fascista di "ostilità o quanto meno scarsa simpatia" verso la Società delle Nazioni, era reo di "infondata calunnia." Era vero che il Governo italiano "non attribuiva alla Società - per lo meno in quel particolare momento storico - le virtu quasi mitiche 2 COPPOLA, Passione e speranze dell'Ungheria, T. 25-IV-1928. 3 R.AUSHOFEN-WERTHEIMER, The International Secretariat, pp. 245-46. 4 Costui era un borghese che, dopo il suo nome di battesimo, usava il cognome di sua madre "Barone," seguito dal cognome di suo padre "Russo," e si faceva chiamare Barone Russo, e la gente ne traeva la conclusione che fosse il "Barone" Russo. Come "Bàrone" Russo figura nel libro Spurs on the Boot del corrispondente dell'United Press. T. B. Morgan, a p. 87. Avendo sposata la figlia di un membro altolocato nella banda fascista, il "Marchese Paolucci de Calboli" (nome di un traditore immortalato da Dante nella Divina Commedia) diventò, per particolare di– spensa reale, anche lui "Marchese Paolucci de Calboli." Tuttavia, mentre lasciò cadere il nome di suo padre, "Russo," conservò il nome di sua madre, "Barone," appiccicandolo al suo nuovo ti– tolo "Marchese Paolucci de Calboli," mantenendo vivo cosi il ricordo della sua nobile discen– denza. Meschini dettagli personali, ben inteso, nel quadro della tragedia mondiale. Ma la tra– gedia mondiale nacque dalla combinazione, nei piu elevati strati sociali di tutti i paesi, di un numero infinito di simili gretti dettagli personali. 5 RAUSHOFEN-WERTHEIMER, pp. 251-408, 70, 255. 163 BiblotecaGino Bianco

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