Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

La "orazione" del 5 giugno 1928 mente non piu che tre: 1) "la posizione dell'Italia a Tangeri"; 2) "lo statuto degl'italiani in Tunisia"; 3) "la rettifica del confine occidentale della Tri– politania." Risolti questi tre problemi, "un Patto di amicizia" tra i due paesi avrebbe suggellato la riconciliazione. Che cos'era dunque accaduto della "posizione centrale dell'Italia" nel Mediterraneo? E del predominio italiano nella regione danubiano-balcani– ca? Siffatte questioni "non erano state messe sul tappeto per l'ovvia ragione che i negoziati italo-francesi si sarebbero dovuti allargare con la inclusione di altri governi, e questo avrebbe complicato la situazione e l'avrebbe resa piu delicata." Il Duce era arrivato a questa conclusione solo nel giugno 1928! Quanto alla condizione dei lavoratori italiani e all'attività degli esuli politici in Francia, il Duce si liberò alla svelta di queste materie relegan– dole nella categoria delle "non essenziali." Anche il problema del lago Tchad (che è al Sud e non all'Ovest della Tripolitania) fu archiviato. Parturiunt montes. Per comprendere questo riposante stato di grazia bisogna notare che precisamente in quei giorni era stata composta la divergenza relativa a Tangeri. Mussolini era quindi in grado di annunciare al Senato di aver ottenuto "un evidente successo diplomatico." L'accordo assicurava un "equo trattamento" al capitale e al lavoro italiano nella zona internazionale del Marocco. Sarebbero stati ammessi rappresentanti italiani nell'amministra– zione della zona, nei tribunali e nella sorveglianza militare. In cambio, Mussolini aveva consentito all'abolizione del regime delle capitolazioni di cui i sudditi italiani godevano a Tangeri. Non c'era niente di straordinario in tutto questo. Una questione insi– gnificante era stata risolta con insignificanti reciproche concessioni. Ma la stampa in Italia portò alle stelle il Duce come se avesse conquistato tutto il Marocco. Il lungimirante Coppola non si preoccupò piu del destino riser– vato a Tangeri, né delle "chiavi del Mediterraneo." Inoltre, noi apprendiamo dai Documents of British Foreign Polt·cy (p. 199) che nel gennaio 1930 Briand affermò che il Governo francese era andato incontro ai desideri italiani nelle questioni del confine tripolitano, di Tunisi e del Marocco, ma dopo un anno e mezzo di negoziati, gli italiani avevano avanzato pretese cosi stravaganti che nessun Governo francese avrebbe potuto soddisfare. "Quando l'Ambasciatore francese a Roma rim– proverò a Mussolini la stravaganza delle nuove richieste, la risposta di Mus– solini fu che esse gli erano state imposte dai funzionari del Ministero." Nell'aprile 1930, Briand acc·ennò nuovamente ai negoziati di tre anni fa per un trattato di arbitrato e conciliazione con l'Italia: "tentativi che non erano stati coronati dal successo" (BD. p. 308). Le parole di Briand "tre anni fa" ci porterebbero alla primavera del 1927. Ma forse, parlando nel 1930, Briand pensava al 1928. Questo vorrebbe dire che i negoziati furono avviati da Beaumarchais immediatamente dopo il suo arrivo a Roma. In– fatti sappiamo che "le conversazioni" cominciarono il 29 marzo. Parlando 161 12 .,., .. Jca Gino Bianco

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