Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Il "doppio gioco,, era bastato a liquidare l'incidente." E il problema degl'italiani antifascisti in Francia? "La persona maggiormente interessata, a Roma, lo eliminava con calma ironia, affermando che il regime fascista era abbastanza forte per ignorare gli attacchi dei suoi nemici esterni." Come spiegare allora gli "sfoghi bellicosi" della stampa italiana? Semplicissimo. Il regime "doveva mantenere il paese in stato permanente di esaltazione nazionale." Con– clusione: "l'unico cervello" d'Italia non faceva domande. Le domande do– vevano venire dalla Francia. "Che cosa si poteva aspettarsi di piu?" Qui mettiamo il dito su uno dei piu comuni trucchi usati da Musso– lini - un trucco che non mancava mai di fare effetto. Quando qualcuno fuori d'Italia esprimeva preoccupazione per la retorica ultra-aggressiva del Duce, i suoi uomini in Italia e i giornalisti da lui foraggiati fuori d'Italia facevano osservare che Mussolini abbaiava ma non mordeva. La sua oratoria incendiaria per uso interno avrebbe potuto rivelarsi pericolosa in mani meno abili e sagge. Ma non c'era niente da temere finché la maneggiava lui. Lui, il mago, l'uomo forte, sapeva come stimolare e come frenare il fanatismo dei suoi. Con lui bisognava non fermarsi alle parole, ma guardare ai fatti. Che cosa dicevano i fatti? Che finora non aveva dichiarato guerra a nes– suno. Questo ritornello la propaganda fascista ripeteva all'estero. In Italia si diceva esattamente il contrario. Il vero pensiero del Duce si trovava nelle sue manifestazioni bellicose. Le sue parole di pace avevano lo scopo di cullare, turlupinare e, al momento opportuno, prendere in trappola quei poveri sciocchi, che fuori d'Italia non erano ancora entrati nell'orbita della civiltà fascista. L'ora del risveglio sarebbe venuta per tutti. Nessuna meraviglia, pertanto, se in un discorso agli ufficiali della Mi– lizia fascista (1-II-1928) il Duce annunciò che "grazie all'eliminazione di tutti i nostri nemici interni e alla polverizzazione dell'antifascismo, i com– piti politici dovevano ora logicamente cedere il posto a considerazioni mi– litari": La Milizia ha avuto l'incarico di preparare la difesa costiera e antiaerea della nazione e quello di eccezionale importanza della Premilitare e della Premarina per cui tutto il contingente della leva passa prima nella Milizia Volontaria per la Sicu– rezza Nazionale e si presenta, splendido materiale umano, alle successive azioni del– l'Esercito ... Su mie istruzioni, lo Stato Maggiore dell'esercito ha affrontato il problema dell'impiego organico delle Milizie Volontarie per la Sicurezza Nazionale in caso di guerra e lo ha risolto con chiara visione dei nuovi tempi e degli eventi probabili. Ciò gli torna ad onore. Vi annuncio che la Milizia Volontaria per la Sicurezza Na– zionale combatterà con le sue legioni inquadrate nelle grandi unità mobilitate del– l'Esercito. Sono sicuro che le legioni meriteranno questo onore supremo preparan– dosi sin da questo momento ad essere dei battaglioni d'assalto che dovranno perpe– tuare le tradizioni guerriere dell'arditismo e dello squadrismo: pugnale fra i denti, bombe alle mani ed un sovrano disprezzo del pericolo nei cuori (PI. 2-II-1928). Seguendo l'esempio del Duce, il sottosegretario alla pubblica Istruzione, filosofo di professione, prof. Bodrero, parlò ad un convegno di giovani fasci– sti (19 marzo) nei seguenti termini: 157 BiblotecaGino Bianco

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