Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Preludio alla seconda guerra mondiale trionfo, e quindi annunziava il progetto della prevista alleanza franco-italiana. Ma se la Francia avesse continuato a far orecchi da mercante agli impe– riali consigli di Coppola, e a dimostrarsi priva dell'istinto, della coscienza, della comprensione e dell'amore per la civiltà latina e cattolica, Coppola l'avvertiva che lui si sarebbe lavato le mani del destino riservato alla civiltà latina e cattolica, e avrebbe fatto causa comune con la forza aggressiva del pan-germanesimo o con le barbariche nazioni anglo-sassoni e, se fosse stato necessario, perfino con Satana. Egli non si prese mai il disturbo di scoprire se una Francia nazionalista gli avrebbe concesso tutto ciò ch'egli disperava di ottenere da una Francia democratica. Se le idee di Gayda e di Coppola erano l'eco di quelle del Duce, il nuovo ambasciatore francese in Italia, monsieur De Beaumarchais, che arrivò a Roma il 18 gennaio 1928, avrebbe potuto risparmiarsi il disturbo di avviare negoziati. Ma Mussolini pensò altrimenti. "A un dato momento," scrive Guariglia (p. 117) stupefatto, "il capo del Governo ridusse i punti delle trattative italo-francesi unicamente a due, cioè Tunisia e confini libici." In conseguenza, l'uomo, che aveva sempre ragione, concesse un'intervi– sta ad uno speciale corrispondente del Paris-Midi (19-I-1928), il quale, u– scendo dal convegno, annunciò al mondo una grande scoperta: in Italia " 1 d · 1 " S un uomo so o coman ava, un uomo so o contava. tava per spuntare il giorno delle "conversazioni decisive" fra l'Italia e Francia. Era perciò necessario che la Francia, "disorientata da tante voci confuse, apprendesse la verità dalla fonte originaria." Il giornalista non dava una dichiarazione ufficiale del Duce. Ma, pur parlando per conto proprio, "traduceva scru– polosamente le impressioni che aveva ritratto dalla miglior fonte possibile." Era quindi lieto di annunziare che "l'Italia che agiva e governava," cioè "un cervello solo e una sola mano" voleva un riavvicinamento tra Italia e Francia. Questo era non solo desiderato, ma "possibile, imminente, certo." "Non ci sono né competizioni territoriali né rivalità economiche tra i due paesi." "Bisogna farla finita con la storia delle rivendicazioni italiane su Nizza e sulla Corsica. Al Ministero degli esteri italiano dicono e ripetono con energia che una guerra fra Francia e Italia sarebbe deplorevole e as– surda." "Sono parole che hanno molto peso." Sulla questione di Tangeri l'Italia desiderava solo essere compresa fra le potenze rappresentate alla Conferenza. La questione dello statuto giuridico degli italiani in Tunisia non " . I 11'. " Q 11 I . "R . era un seno ostaco o a intesa. uanto a e co ome orna non s1 sognava neppure lontanamente di chiederne alla Francia. Questa era una questione di dignità e di logica." E i mandati? L'Italia non chiedeva "nulla piu che l'appoggio della Francia nel caso in cui sorgesse su questo punto una nuova disputa internazionale o europea." Sulla questione balcanica, "nessuno chie– de alla Francia di abbandonare una minima parte del suo patrimonio in quella zona." C'era il recente Trattato franco-jugoslavo che "alcuni circoli nazionalisti italiani avevano preso come pretesto per accusare la Francia di sbarrare sistematicamente la via all'Italia." "Uno scambio di spiegazioni 156 Biblolcvd Gino Bianco

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