Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Il "doppio gioco" mamente convinto che arriveremo ad un accordo, malgrado l'attrito di oggi. Non può essere altrimenti (applausi). ' Le parole mussoliniane di "diversa intonazione" comparvero nel g10r– nale di Tunisi La Dépeche Tunisienne: Francia e Italia - annunziò Mussolini al mondo - sono destinate a compren– dersi a vicenda. Possono qualche volta avere momenti piuttosto difficili e attraversare ore burrascose. Ma non arriveranno mai al punto di frattura. Siamo fratelli che qualche volta litigano, ma che, dopo tutto, rimangono affezionati l'uno all'altro (12-XII-1927). Incamminatosi per la via dei sentimentalismi, il Duce vi si buttò a capo fitto. In una dichiarazione del 15 dicembre al Consiglio dei ministri certificò come qualmente quel Trattato franco-jugoslavo, che aveva provocato tante proteste nella stampa italiana il mese precedente, era "perfettamente corret– to.111Quanto ai rapporti italo-franceesi, era venuto il momento di farla finita con le "invenzioni e i giudizi temerarii e le irresponsabili fandonie · della stampa." Credo che sia possibile, utile e vorrei aggiungere necessaria, una larga, cordiale duratura intesa tra Francia e Italia; ma tale inte~a, per essere solida, non può basarsi su motivi esclusivamente letterari o puramente sentimentali, bens1 sulla eliminazione di quelli che possono costituire punti concreti di frizione fra i due paesi (PI. 16-XII-1927). Poiché "gli amici dei nostri amici sono amici nostri," l'amore di Mus– solini non escludeva la Jugoslavia. Il 27 gennaio 1928 spirava il termine, entro il quale i Governi di Roma e Belgrado dovevano dichiarare se inten– dessero o no rinnovare il Patto di amicizia firmato nel gennaio 1924. Questo accordo era diventato evidentemente nulla piu che "un pezzo di carta," e i Governi avrebbero potuto risparmiarsi il disturbo di rinnovarlo. Nessuno al mondo se ne sarebbe interessato. Ma Roma e Belgrado trovarono oppor– tuno offrire una nuova prova del loro desiderio di pace. Convennero quindi di aspettare altri sei mesi prima di decidere se continuare la loro "liaison dan– gereuse" o divorziare. Mussolini annunciò questo lieto evento nel Foglio d'ordini del Partito fascista il 29 gennaio 1928: La proroga a sei mesi del termine di denuncia del Trattato di am1C1zia con la Jugoslavia firmato nel 1924 dimostra ancora una volta la buona. fede dell'Italia e lo spirito da cui è animata. Sei mesi sono un periodo di tempo sufficiente per una chiarificazione e una defi– nizione dei rapporti tra i due Stati purché altrettanta buona fede esista da parte della Jugoslavia. ( ... ) Ora la Jugoslavia ba sei mesi di tempo per segnare un nuovo indirizzo alla sua politica verso l'Italia la quale è una grande nazione che può attendere e non teme le incognite del futuro. 1 MUNRO, Through Fascism to World Power, p. 21. 153. Bibloteca.Gino Bianco

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