Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Preludio alla seconda guerra mondiale Tuttavia i rapporti tra Mussolini e il Governo di Seipel erano sempre avvelenati dal problema dell',A.lto Adige. Nel febbraio 1928, tre deputati sollevarono ancora una volta la questione al Parlamento di Vienna e chie– sero che fosse sottoposta alla Società delle Nazioni. Monsignor Seipel, pur rifiutando di portare il problema sul piano diplomatico, ammise che "mo– ralmente era impossibile che gli austriaci si lavassero le mani relativamente al destino dei loro fratelli nel Tirolo meridionale." Mussolini rispose, il 3 marzo, con un lungo discorso nella Camera italiana. Fece osservare a monsignor Seipel che l'" Italia era oggi un grande Stato" mentre "l'Austria era quel che era." Egli intendeva parlare per l'ultima volta, con la massima calma, pur non lasciando alcuna possibilità di dubbio. La prossima volta non si sarebbe preso il disturbo di parlare: "avrebbe lasciato che i fatti parlassero per lui." I brontolii contro la tirannia italiana nell'Alto Adige erano ridicoli. "Se la Società delle Nazioni si fosse . arrischiata nel labirinto delle cos1 dette n1inoranze nazionali, non avrebbe mai trovato la via per uscirne." Seipel dové inghiottire quel rospo e nel luglio 1928 ammise che "il trattamento degli austriaci nel Tirolo meridionale era esclusiva pertinenza del Governo italiano. 117 Mussolini voleva impedire la formazione di una Jugoslavia, che potesse minacciare l'Italia sul confine nord-orientale e nell'Adriatico. Il suo errore consisté nel credere di poter distruggere i socialisti austriaci, abbattere la Jugoslavia e sfasciare la Piccola Intesa, e nello stesso tempo impedire l'a– vanzata verso il Brennero e l'Adriatico di una piu grande Germania, che sa– rebbe stata molto piu minacciosa della Jugoslavia. Guariglia era giustamente dell'opinione che problemi come quello della Tunisia e quelli dell'Europa orientale e della penisola balcanica non erano suscettibili di soluzioni radicali senza una guerra generale. E nella ipotesi di una guerra generale, che l'Italia non avrebbe potuto scatenare per propria iniziativa, bisognava tener presente che la Germania doveva seguire vie diverse ed anche contrastanti con le vie dell'Italia. L'Italia non avrebbe po– tuto inserirsi in un sistema germanico riorganizzato, se non avesse regolato definitivamente la questione dell'Alto Adige e non si fosse assicurata contro la spinta del mondo tedesco verso l'Adriatico e verso il Mediterraneo attra– verso Trieste. In attesa che maturassero, chi sa quando e chi sa come, eventi di que– sto genere, il Governo italiano avrebbe dovuto conservare buoni rapporti con tutti i paesi dell'Europa orientale, della Piccola Intesa e della Intesa balcanica, cominciando dalla Jugoslavia. Il Governo francese non aveva nessun interesse a favorire l'amicizia italo-jugoslava, ma non aveva neanche nessun bisogno d'impedirla. I dissidi doveva evitarli il Governo italiano. Ma Guariglia aggiunge malinconicamente: 7 GuuCIC, Austria /rom Habsburgs to Hitler, II, pp. 810-11. 148 Biblc11.eva Gino Bianco

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