Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Piccola Intesa - Bulgaria - Ungheria - Austria Mussolini piu era portato a considerare la Piccola Intesa come una delle pietre angolari per la sicurezza francese sul continente. , Nella ricerca di alleati contro la Jugoslavia, il Duce doveva andare fuori della Piccola Intesa. La Bulgaria? Le popolazioni della Bulgaria e della Serbia, che possono appena ritrar– re di che vivere da un arduo lavoro, non sono mai riuscite a liberarsi dallo sfruttamento di capi militari, politicanti e burocrati privi d'intelligenza e d'integrità. Le "classi dirigenti" di entrambi i paesi si mantenevano al potere mediante brutali violenze. E la Bulgaria era in aggiunta costantemente tur– bata dalla "Questione Macedone." Questo problema si sarebbe potuto ri– solvere staccando alcune province orientali e meridionali della Macedonia dalla Jugoslavia e dalla Grecia e facendole entrare come membri autonomi in una Federazione balcanica. Ma questo sarebbe stato incomprensibile per le "classi dirigenti" serbe e bulgare. Inoltre i gruppi clandestini terroristi bulgari (" comitagi ") erano dilaniati da rivalità, che spesso degeneravano in lotte feroci. Dato che era impossibile un'azione comune tra le "classi dirigenti" del– l'Italia e quelle della Serbia, era naturale che "le classi dirigenti" d'Italia si accordassero con quelle della Bulgaria contro quelle della Serbia. Ma il ter– reno bulgaro rimase sempre friabile, e per i disordini interni e per Je in– fluenze che i Governi di Parigi e di Belgrado esercitavano sempre a Sofia (GuARIGLIA, p. 91). Mussolini non ·ne ricavò mai niente. C'erano al confine orientale della Jugoslavia "i Magiari risvegliati." Do– po il 1920 la spietata soppressione in Ungheria di tutti gli elementi, che non erano neppure socialisti, ma solo democratici, fece di Budapest un punto di incontro e associazione per tutti i "Partiti Neri" d'Europa, cioè dei Kappisti tedeschi, dei monarchici russi, dei bulgari nemici di Stambuliski e dei greci nemici di Venizelos. I contatti fra i Magiari risvegliati e l'Italia fascista presero forma definita e ufficiale nel "Trattato di amicizia e arbitra– to" del 5 aprile 1927. Ad un pranzo di gala dato in onore del ministro ma– giaro Bethlen, che era andato a Roma a firmare il Trattato, Mussolini dichiarò che "la nuova Italia sentiva un legame spirituale di fratellanza con un popolo, che aveva conservato intatte le sue antiche virtu e aveva dato prova di cosf tenace virilità." Il Duce aveva studiato per l'occasione la storia dell'Ungheria, e aveva scoperto che gli ungheresi ;J.vevano avuto un gran ré, di nome Mattia Corvino. Si diffuse quindi a parlare delle virtu di Mattia Corvino, secondo la sua abitudine di spiattellare immediatamente qualsiasi nuova informazione andasse raggranellando in storia, letteratura, medicina, agricoltura e simili. Questo slancio di entusiasmo magiaro ebbe un effetto glaciale sui "fratelli latini della Dacia." Alla susseguente conferenza della Piccola Intesa tenuta a J achymov (13-14 giugno 1927), il ministro degli Esteri rumeno mise in rilievo la inanità degli sforzi fatti da "qualcuno" per indebolire 145 11 E., ....... '"'~ecçi Gino Bianco

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