Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Prefazione era perfettamente in grado di affrontare con la dovuta preparazione anche la storia della politica estera del fascismo. Ho detto che questa politica è fatta da pochi, e cioè dai diplomatici, il cui compito è quello di condurre le trattati've, mentre le direttive sono date dagli uomini di governo. Compito dei diplomatici è anche quello di prospet– tare agli uomini di governo tutti' gli elementi delle varie questioni, consi– gliarli e magari frenarli, e cosi molto spesso avviene che gli' uomini di go– verno si uniformino completamente alle opinioni e alle proposte dei diplo– matici. Con Mussolini, invece, essi furono relegati nel ruolo di semplici funzionari, e anche qui egli fu un dittatore e tutte le direttive venivano da lui: "un • solo uomo pensava, voleva ed agiva per tutti." Ai diplomatici rimaneva solo il compito di trasformare in formule le sue disposizioni, pre– sentare ali'estero "la cosi detta rivoluzione fascista in una veste di serietà" e fare di Mussolini "un uomo di stato; nascondendo il piu possibile i"l de– magogo agli occhi altrui." Quindi la politica estera fu condotta esclusiva– mente da Mussolini. E anche qui la conferma, autorevole, ce la dà Chur– chill, il quale scrive che Mussolini "aveva esercitato un controllo quasi assoluto sulla politica estera italiana e non poteva gettare nessuna responsa– bilità sulla monarchia, le istituzioni parlamentari, il partito fascista e lo Stato Maggiore Generale. Tutto ricadeva sulle sue spalle." Ora, ammesso che Salvemi·ni aveva tutta la competenza per trattare di storia della polùica estera, ci si presentano altre questioni. Anzitutto se sia possibile fare la storia degli avvenimenti contemporanei. È una doman– da alla quale gli storici itali'ani, alla fine del sec. XIX e al principio di questo, avrebbero risposto negativamente, e che oggi, i'nvece, non si pon– gono nemmeno. In ogni modo una domanda simile non si fecero né Tu– cidide né Guicciardini, che pure furono storici insigni, né alcuno penserà ormai di contestare la precisione e la sincerità con le quali, ad esempfo, Dino Compagni narrò le vicende del suo tempo, e cioè della Firenze di Dante, alle quali pur prese parte attiva, mi.litando nella fazione che venne sconfitta. Una seconda domanda ci possiamo fare, e cioè se Salvemini sia da ritenersi imparziale. Data la sua personalità e i suoi meriti di storico la domanda potrebbe sembrare super-fl.ua . Tuttavia dobbiamo considerare che fu un fascista irreducibile, che combatté per quanto poté il movimento; che venne arrestato e processato quale collaboratore del giornale clandestino Non mollare; che per sfuggire alle persecuzioni fasdste dovette riparare al– l'estero, ·e questo forse lo salvò dagli eccidi degli antifascisti che insangui– narono Firenze nell'ottobre 1925. Ora alla domanda risponde egli stesso nella Prefazione, dichi~rando apertamente di non voler "far credere di essere imparziale," anzi si professa "parziale contro Mussolini e contro i suoi complici di qualsiasi denominazione, italiani e non italani." Ma aggiun– ge: "non è lecito rimanere imparziale fra verità e falsità," e "quando una conclusione è stata raggiunta i'n base a prove si'cure, non ci possono essere XI BiblotecaGino Bianco

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