Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Piccola Intesa - Bulgaria - Ungheria - Austria ' del giorno, allo scopo di mostrare la precaria situazione internazionale in cui si veniva a trovare l'Italia non soltanto per colpa della Jugoslavia, ma anche della Francia." Ne conseguf che Jugoslavia e Francia ebbero buoni pretesti per accrescere i loro armamenti, mentre l'Italia accresceva le sue difficoltà militari, impegnandosi a proteggere la frontiera albanese, in ag– giunta alle frontiere metropolitane, usando in Albania un esercito misto di albanesi e italiani, cioè un "esercito pieno di incognite." Un diplomatico italiano di non comune intelligenza, che conosceva a perfezione i problemi della politica balcanica, attesta che re Alessandro di Jugoslavia desiderava ardentemente un trattato di alleanza con l'Italia, da durare anche trenta o quarant'anni. A questo scopo era pronto ad accet– tare come definitivo il confine italo-jugoslavo stabilito dal Trattato di Ra– pallo nel 1920 e dal Trattato di Roma nel 1924 (vedi pp. 21, 61), a rico– noscere la posizione economica dell'Italia nell'Albania, ad intensificare i rapporti economici della Jugoslavia con l'Italia fino a raggiungere una unio– ne doganale, ad associare le forze jugoslave alle forze italiane nella difesa dell'Adriatico, e nella difesa delle frontiere terrestri settentrionali dei due paesi contro la pressione tedesca. Domandava, solamente, che il Governo italiano cessasse dall'incoraggiare magiari e bulgari nella politica anti-jugo– slava, abbandonasse ogni piano di operazioni militari nell'Albania e ogni ulteriore pretesa sulla Dalmazia, e non secondasse i movimenti separatisti in Croazia. Quando l'accordo con l'Italia fosse diventato sicuro, re Ales– sandro sarebbe stato disposto anche a fare qualche concessione territoriale all'Ungheria. Non volendo essere coinvolto in conflitti italo-francesi o fran– co-germanici per questioni che non interessavano il suo paese, egli era di– sposto ad abbandonare l'alleanza con la Francia, pur preferendo un accordo franco-italo-jugoslavo da essere negoziato dopo che fosse stato raggiunto il pieno accordo politico ed economico fra Belgrado e Roma. L'alleanza italo– jugoslava avrebbe aperto la via a un'intesa fra il Governo italiano e quelli della Piccola Intesa e della Intesa balcanica. Dal 1924 in poi tutti i ministri degli Esteri jugoslavi ripeterono le stesse proposte.1 Era questa la opinione di Guariglia e di altri alti funzionari. 2 Ma costoro non riuscirono mai a niente. Guariglia attribuisce la politica albanese di Mussolini a "ragioni in realtà poco note," a un "ignoto processo spirituale" (f?.icordi, p. 115). La verità nuda è che intorno a quell'uomo manovrava una combriccola della quale Guariglia (non volendo, a quel che pare, noie) non parla mai: trie– stini, istriani e dalmati - uomini di frontiera - che accecati dai loro odii parrocchiali contro gli slavi, preferivano che l'Italia avesse alla sua frontiera orientale un mosaico di piccoli paesi sconnessi, aperti all'influenza tedesca, 1 GALLI, La politica serba per un accordo con l'Italia; in "Mondo Europeo," gennaio– febbraio 1946, pp. 107 sgg. Vedi anche GALLI, Diarii e lettere, p. 254. 2 Un lungo telegramma mandato a Mussolini da un alto diplomatico italiano, Awrsr, Le mie attività al servizio della pace, pp. 34-38, è prova dei vani sforzi impiegati per fare com– prendere al Duce la utilità di una intesa italo-jugoslava. 143 BiblotecaGinoBianc.o

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=