Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Albania rante di una indipendenza albanese, che Nincich era incapace di distruggere in favore della Jugoslavia. I diplomatici sono animali carnivori che diven– tano vegetariani quando perdono i denti. Se fosse stato un vero uomo di stato, Mussolini non avrebbe ascoltato la sua vanità personale ferita dal colpo del dicembre 1924, e avrebbe accettato il tripartito, a due condizioni: 1) che rimanessero intatti i diritti dell'Italia in Albania quali erano stati definiti nell'accordo internazionale del 1921 (vedi p. 22); e 2) che gl'interessi economici italiani in Albania non fossero considerati incompatibili con l'amicizia italo-jugoslava. Dato che il Governo italiano poteva disporre di risorse superiori a quelle della Jugoslavia, la vit– toria nel campo della concorrenza economica sarebbe rimasta sempre al– l'Italia. Ma Mussolini voleva una rivincita personale. Respinse la proposta, e con– tinuò le manovre per assicurarsi un incontestato monopolio in Albania. A questo punto, il segretario generale del Ministero degli esteri, Conta– rini, si stancò di perdere il ranno e il sapone con un principale cosi'.squinter– nato, e si dimise (6 aprile 1926). Guariglia dice che non consentiva con la po– litica di Mussolini verso la Jugoslavia (Ricordi, p. 50), ma non dà maggiori informazioni. Non si va fuori bersaglio se si pensa che Mussolini, rifiutando l'accordo tripartito, lo scoraggiò dal continuare in un lavoro che era diven– tato una continua tela di Penelope. La data delle dimissioni conduce a cre– dere che anche il baccano dell'anno "napoleonico" abbia dato la spinta fi– nale alle dimissioni. Scomparso Contarini, rimase a funzionare da passacarte fra il Duce e "la carriera" Dino Grandi, 'che Mussolini aveva assu~to a sottosegretario agli Esteri nel maggio 1925, e che aveva ancora bisogno di imparare l'abici del mestiere (GUARIGLIA, pp. 47-50). Il disbrigo tecnico giornaliero degli affari mediterranei e coloniali restò a Guariglia, un funzionario non privo di buon senso, che legava l'asino dove voleva il padrone, e del resto non lo vedeva mai (il padrone) e aveva da fare solo con Grandi. Non piu frenato da Contarini, il Duce poté abbandonarsi da ora in poi alle sue tumultuarie improvvisazioni. E le relazioni italo-jugoslave andarono di male in peggio. Nel giugno 1926 il Parlamento di Belgrado rifiutò di ratificare un grup– po di convenzioni tecniche (le cosi'.dette "convenzioni di Nettuno") che era– no il necessario completamento del trattato del gennaio 1924, e che avrebbero dovuto garantire i diritti culturali degli slavi in Italia e degl'italiani in Dal– mazia. Ma i diritti degli slavi in Italia venivano brutaJmente calpestati,2 e domandare al Parlamento di Belgrado di votare quelle convenzioni era come prenderlo in giro. Il Parlamento votò contro. Mussolini reag1 col Trattato di Tirana (27 novembre 1926), quinquen– nale "Patto di amicizia e sicurezza," in virtu del quale i Governi di Roma 2 Vedi Appendice B. 135 BiblotecaGino Bianco

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