Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

L'affare Garibaldi tentati assassini in Francia, Belgio e Lussemburgo" (Courrier de Genève, 29 novem– bre 1928). Secondo il Popolo d'Italia del 1 ° dicembre 1928, vi furono 80 non assassin1 e neanche tentati assassini, ma "atti di aggressione." Un anno piu tardi, nel dicem– bre 1929, il giornale parigino La Liberté, che faceva parte della 'rete fascista, affermò che "i delitti - delitti non specificati - commessi in Francia dagli antifascisti contro i fascisti, erano in totale 82." Villari accettò questa ultima cifra, e la propinò ai lettori della rivista inglese Nation and Athenaeum del 15 dicembre 1929. Sfidato sulla stessa rivista, il 9 gennaio 1930, a produrre i nomi ed i dati di almeno un decimo di questi delitti, non fu capace di fornire che i nomi di quattro persone uccise e di cinque ferite. Nel volume pubblicato ufficialmente nell'ottobre 1930 dal Direttorio del Partito Fascista, Fasci italiani all'estero: 28 ottobre 1930, i nomi dei fascisti uccisi dagli anti– fascisti in Francia per motivi politici in un periodo di sette anni - dal 1923 al 1929 - sono 12 e non 82; ed il numero dei fascisti feriti (non si sa se gravemente o leg– germente), non supera i sessantacinque. Se si tiene presente che in Francia vi era piu di un milione di italiani, molti dei quali erano stati brutalmente maltrattati dai fascisti in Italia, e i cui amici e parenti erano tuttora oggetto delle persecuzioni fasciste, si deve concludere che la media di 11 incidenti all'anno, non fosse eccessiva. È anche importante aggiungere che questi -incidenti non di rado avvenivano quando i fascisti provocavano apertamente gli an– tifascisti, comportandosi in Francia con la stessa truculenza che avevano in Italia, e trovavano pane per i loro denti. Per esempio nel settembre 1923, Amerigo Dumini, il capo della banda che doveva assassinare Matteotti nel 1924, andò in Francia con 30.000 lire, per "dare una lezione" ai fuorusciti antifascisti. I necessari passaporti furono forniti dalla polizia italiana. Giudicando però la missione troppo rischiosa, dato che non potevano contare sulla protezione della polizia come in Italia, Dumini e i suoi compagni preferirono impiegare il tempo ed il denaro in bars e nei locali notturni, e se ne tornarono a casa senza il minimo sgraffio. Se quei mancati sgozzatori avessero tentato di dare ai rifugiati politici "una lezione" e fossero stati ricambiati, i loro nomi sarebbero stati iscritti nella lista dei martiri fascisti. La pubblicazione ufficiale del 1930 non portava i nomi degli antifascisti uccisi o feriti in Francia ed altrove. Per esempio, a pag. 81 del libro, si racconta che il 12 ottobre 1929 in una città di cui non si fa il nome, ma che è Detroit (Michigan, Stati Uniti) il fascista Giuseppe Tudisco era stato ferito. Non si fa cenno del fatto che nello stesso giorno un fascista, De Silvestra, aveva sparato ed ucciso l'antifascista Barra, e seriamente ferito un altro, Lenticchia. Il compilatore del volume voleva provare che i tribunali francesi prendevano gusto a non condannare gli assassini dei fascisti, e perciò passò sotto silenzio i sette anni dati all'uccisore del fascista Buonservizi, i sette anni dati all'uccisore del fascista Jori (p. 14), e omise il fatto che il "martire" Savorelli era spia: ed agente provocatore, e che l'uomo che lo uccise era stato condannato il 27 dicembre 1927 a dieci anni di prigione. Guariglia avrebbe fatto bene a non ignorare con disinvoltura questi fatti, mentre parlava del "fuoruscitismo." 131 BiblotecaGino Bianco

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