Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Preludio alla seconda guerra mondiale dalla Francia delle persone denunziate dal Corriere degli Italiani (nuova incarnazio– ne), come ostili ad una tattica ultra-rivoluzionaria. Il Savorelli era una spia. E fu ammazzato a revolverate da un antifascista, Pa– van, mentre banchettava in casa di un'altra spia, certo Serracchioli. Cosi un altro nome si aggiunse al "martirologio" fascista. Verso la fine del 1927, apparve a Parigi un Ermanno Menapace. Sulla trentina, alto, ben vestito, si presentava bene, era sempre di buon umore, pronto ad aiutare gli amici in difficoltà. Sosteneva di essere stato ufficiale dell'esercito italiano, ma aveva dato le dimissioni a causa dei suoi ideali rivoluzionari. Le larghe somme, di cui di– sponeva, provenivano da premi che vinceva come campione motociclista, o dalle provvi– gioni per vendite di automobili usate. Era a contatto con autorevoli personalità tede– sche dell'Alto Adige, che avevano cercato asilo in Austria, ed erano pronte a fomen– tare una rivolta nell'Alto Adige; tuttavia, prima di impegnarsi, desideravano dai capi della emigrazione politica italiana, la formale assicurazione che dopo la caduta del fa– scismo, sarebbe stato soddisfatto il desiderio di indipendenza nell'Alto Adige. Il Conte Sforza, ex ministro degli Esteri, che risiedeva a Bruxelles, l'ex Primo ministro Nitti, che risiedeva allora a Parigi, e don Luigi Sturzo, ex Segretario generale del Partito Popolare, che viveva a Londra dovevano riconosce:-e per iscritto ai tedeschi dell'Alto Adige il diritto all'autodecisione. La firma di Don Sturzo era la piu importante, per– ché avrebbe avuto gran peso sulle popolazioni cattoliche del Tirolo meridionale. Non se ne fece nulla, perché a Parigi i fuorusciti consumavano tutto il loro tem– po nel non far nulla. Se le quattro personalità autorevoli fossero state ricercate, si sarebbe trovato che non esistevano, o non avevano dato al Menapace alcun mandato; e costui sarebbe stato pubblicamente denunciato come agente provocatore. Invece l'uo– mo continuò a circolare fra i fuorusciti come persona da fidarsene. Frequentava assiduamente la casa dell'ex-deputato popolare estremista, Guido Mi– glioli; questi garantiva per lui, anzi attestava cii avere visti gli chéques del denaro vinto nelle corse motociclistiche, o che gli erano pagati dalle case di cui era agente per le vendite. Aiutò Pavan, l'uccisore di Savorelli, a rifugiarsi in Svizzera; e lo soccor– se con indumenti e denaro quando fu consegnato dalle autorità svizzere alle francesi per essere processato a Parigi. Come fare a non credergli? Camillo Berneri, l'anarchico che doveva essere assassinato in Barcellona dai co– munisti nel 1937, gli credette. L'uomo, sulla fine del 1929, lo condusse in automobile a Bruxelles, dove si preparava un attentato al ministro fascista, Rocco, una cui visita si aspettava. Appena sbarcato a Bruxelles, Berneri fu arrestato, e poco dopo furono arrestati a Parigi un gruppo di italiani, due dei quali tenevano sotto il loro letto un pacco di dinamite, come se fossero confetti. Non appena in carcere si rese conto che il duplice colpo veniva da Menapace, Berneri si condusse con perfetta generosità: mentre fino allora aveva rifiutato di dire al giudice istruttore finanche il suo nome, ora assun– se su di sé tutte le responsabilità, e denunciò Menapace come suo incitatore e com– plice. In conseguenza, a Parigi, nel giugno 1930, uno dei due arrestati, Cianca, ebbe una pena leggera dato che aveva ricevuto in deposito la keddite senza sapere di che si trattasse; l'altro, Sardelli, fu assolto; e Menapace che intanto era sparito, cioè era tornato in Italia, fu condannato a due anni di prigione. 7 Si intende che i giornali italiani non dettero nessuna notizia di questa condanna, ma protestarono energica– mente contro la mitezza della condanna inflitta a Cianca. Non sarà fuor di luogo notare che il 29 novembre 1928 il quotidiano Regime Fascista affermò che "80 fascisti erano stati ammazzati in Francia" durante i sei anni precedenti, e naturalmente la colpa era del Governo francese. In un giornale svizzero affiliato alla propaganda fascista, gli "80 fascisti ammazzati in Francia" divennero "90 7 In una lettera al Merlo Giallo, Roma, 6 aprile 1948, Menapace ammette di avere "operato" in Francia, "per incarico della direzione generale di Polizia del Regio Governo italiano, dal qua– le dipendeva," ma rifiuta la qualifica di "agente provocatore." Gli creda chi vuole. ·130 BiblotecaGino Bianco

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