Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Preludio alla seconda gtterra mondiale tiera e consegnarli mani e piedi legati a La Polla e compagni. Lo scandalo di Ricciotti Garibaldi rese impossibile quella manovra. NoTA. - Guariglia non parla nei suoi Ricordi né di Ricciotti Garibaldi, né dei suoi rapporti con l'ambasciatore Romano Avezzana e col commissario La Polla. Ma ci informa che "i partiti di sinistra francesi co~sideravano i socialisti ed in genere gli antifascisti italiani, come pedine del loro gioco di politica estera tendente ad assicu– rare il loro paese contro le risorgenti energie germaniche e le possibili velleità italia– ne, contro il pericolo insomma che la politica fascista potesse provocare deliberata– mente, o per fatale incapacità, un nuovo conflitto europeo. Se il fascismo mussolinia– no avesse voluto entrare sinceramente nella concezione francese della sicurezza euro– pea... le sinistre, assai piu che le destre francesi, avrebbero facilmente rotto i loro lega– mi con gli antifascisti italiani" (Ricordi, pp. 61-62). Guariglia esagera l'efficienza di quei legami. L'appoggio dato dai partiti francesi di sinistra agli antifascisti italiani profughi in Francia, non andò mai al di là di espan– sioni verbali e articoli sui giornali, specialmente quando Mussolini le diceva piu gros– se contro la Francia. Novellare di aiuti in danaro sarebbe ridicolo: i francesi non sono mai stati generosi in fatto di danaro. Sulla fine del 1926, quando vi fu un vasto afflusso di rifugiati italiani in Francia, l'autore di questo libro raccolse somme notevoli in Inghilterra, fra liberali e laburisti, per fornire i primi soccorsi ai profughi piu in– digenti; quelle somme furono spedite a Parigi a un comitato italo-francese, che fece del suo meglio per· impiegarle. La generosità francese si arrestò su questa linea; ma 1 giornali italiani novellarono che quello era "oro francese." Secondo Guariglia, i fuorusciti approfittavano di ogni vertenza fra l'Italia e la Francia "per rendere più difficile, se non impedire, un miglioramento nei rapporti italo-francesi" (Ricordi, p. 11O). Grazie al cielo, non accusa i fuorusciti di suggerire essi ai governanti francesi i pretesti per litigare con Mussolini. Eppure lui stesso am– mette che il miglioramento era impedito precisamente dai metodi rumorosi e minac– ciosi, con cui il Duce ingrandiva fuori di ogni proporzione e inaspriva ogni vertenza. Guariglia (pp. 110-11) afferma che il favoreggiamento del fuoruscitismo in Fran– cia "era una delle armi che i francesi affilavano" ogni volta che Mussolini "snudava il brando" della politica antifrancese. "Affilare un'arma" e "snuda re un brando" sono metafore. Ma mentre si vede chiaro che Mussolini snudava il brando quando faceva discorsi piu o meno forsennati, non si vede che cosa facessero i "francesi" quando affilavano l'arma del fuoruscitismo, o piuttosto si intravvede che l'affilavano perché non espellevano qualche fuoruscito piu noto degli altri e non sopprimevano qualche giornaletto, cioè non permettevano al Duce di annunziare un nuovo trionfo alle "folle aspettanti." La prova che tutto il baccano su questo terreno era comandato dal Duce, •·si ebbe nel 1935 e 1936 dopo che sembrò essersi formata un'intesa italo-francese. Pro– prio in questi anni la campagna dei fuorusciti italiani in Francia contro il fascismo diventò piu intensa, grazie al sorgere del "fronte popolare," nel quale i comunisti e quasi tutte le frazioni dell'emigrazione italiana misero da banda le loro polemiche interne. Ebbene, in quegli anni i giornali fascisti italiani non si occuparono piu dei rifugiati italiani. Questo dimostra che negli anni precedenti, l'azione dei fuorusciti ita– liani in Francia era stata non una reale ragione di dissidio, ma uno dei pretesti che Mussolini utilizzava per scatenare i suoi balilla contro la Francia. La causa vera della francofobia era il rifiuto francese a lasciargli mano libera verso l'Etiopia. Supe– rato questo scoglio, i fuorusciti non contarono piu. Ma ricominciarono a contare non appena l'amicizia fra i due governi naufragò dopo la fine della guerra etiopica. Scrivendo che "i francesi" "favoreggiavano" i fuorusciti italiani in Francia, Gua– riglia adopera parole volutamente equivoche. Se intende per "francesi" il Governo francese, e se per "favoreggiamento" intende aiuti in denaro, quel favoreggiamento de– ve essere stato assai sobrio in verità: i giornalisti italiani che avevano la sola penna per vivere, facevano la fame, e che fame! Probabilmente per "favoreggiamento" Gua- 128 BiblotecaGino Bianco

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