Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

L'affare Garibaldi Ebbene tutto è accomodato. Ho avuto col governo francese, sia intorno all'af– fare Garibaldi sia intorno alle manifestazioni in Italia, le spiegazioni piu franche e, penso, piu soddisfacenti. Dirò che queste manifestazioni antifrancesi vanno decrescen– do. Quelle che hanno avuto luogo in occasione dell'ultimo attentato erano molto me– no gravi di quelle che si sono avute a Livorno in occasione dell'attentato precedente. Quali che siano le circostanze occasionali, io giudico questo genere di incidenti asso– lutamente scandaloso e intollerabile e ne sono personalmente disgustato. Non soltanto ho preso provvedimenti di estrema severità, ma ho dato tali ordini che mai piu una cosa simile si rinnoverà (CS. 16-XI-1926). Al Consiglio dei Ministri il Duce continuò a deplorare quanto era av– venuto: "Le dimostrazioni dinanzi ai consolati stranieri sono una pessima abitudine ereditata dal vecchio regime, che deve essere abbandonata ad ogni costo. Sono sciocche e deplorevoli" (PI. 7-XII-1926). La stampa italiana non parlò delle scuse fatte da Mussolini al Governo francese. Ricciotti Garibaldi venne sempre indicato come un antifascista, le cui manovre erano state scoperte dalla polizia francese, grazie ai dati forniti dalla polizia italiana. Qualche giornale disse che Briand ed Avezzana, nel cor– so delle loro conversazioni dell'8 novembre, si erano mostrati d'accordo che "sarebbe stato un errore dare una importanza esagerata all'affare Garibaldi. 116 Ricciotti Garibaldi, espulso dalla Francia, si riparò in Italia, dove nonostante le sue rivoluzionarie attività antifasciste e le sue famose Avanguardie, fu accolto senza disturbi. Dieci anni dopo fondò a Milano una ditta "Edizioni garibaldine," i cui agenti si facevano passare come rappresentanti di una Federazione Nazionale Volontari Garibaldini, il cui presidente Ezio Gari– baldi, fratello di Ricciotti, diffidò il pubblico contro quella mistificazione (PI. 26-XI-1936). Nella famiglia si conoscevano bene. L'affare Garibaldi capitò proprio al momento buono per Briand. Nel no– vembre e dicembre 1926 una nuova ondata di terrore fascista costrinse alla evasione molti fra i piu noti e autorevoli capi del movimento antifascista in Italia. E anche questa nuova emigrazione si accumulò specialmente in Parigi. Chi sa mai quale baccano avrebbero sollevato i giornali mussoliniani in Italia e fuori d'Italia contro il contegno provocatore del Governo francese, che ac– coglieva quei nuovi "fuorusciti 11 ~entre avrebbe dovuto arrestarli alla fron- 6 Miss Currey non poteva permettersi di ignorare completamente l'affare Garibaldi. Si limi– tò ad affermare che fu fatto un altro tentativo di assassinare Mussolini, e che "scoppiò in conse– guenza nuova indignazione contro la Francia, nuove dimostrazioni contro i Consolati francesi," ma queste furono represse da Mussolini molto severamente e furono immediatamente fatte le scuse all'ambasciatore francese a Roma. In una intervista concessa al direttore del Matin, Mussolini dis– se che era stato personalmente disgustato degli eccessi, e che i colpevoli erano stati puniti seve– ramente. Egli non pose nemmeno per un momento in questione il diritto della Francia di dare asilo ai rifugiati politici. Ma questi rifugiati non dovevano potere complottare contro il Governo di un altro paese (Italian Foreign Policy, p. 187). Le "severe punizioni" non esistettero mai. Co– me avrebbe potuto il Governo francese impedire i complotti? I complotti erano forse combinati in Place de la Concorde? Fraulein Boveri, una "competente" in problemi mediterranei, nel 1937, nel libro Mediterranean Cross-currents, p. 182, non fu capace di decidere se Ricciotti Garibaldi "era un rifugiato o un agente provocatore fascista." Sapeva solamente che quell'incidente sollevò il risentimento nazionale in Italia fino ar punto di ebollizione, e si consolò per la sua insufficiente informazione osservando che dopo tutto l'incidente "era stato ormai da lungo tempo dimenticato." Fraulein Boveri non aveva mai avuto tempo di leggere neanche ToYNBEE, Survey of international affairs, 1927, pp. 142-44. 127 BiblotecaGino Bianco

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